Maurizio Battista ai nostri microfoni prima del suo spettacolo a Pescara

Pescara. Il prossimo venerdì 22 aprile sarà di scena al Teatro Massimo di Pescara con il suo nuovo spettacolo “Allegro? Si si… ma non troppo” (l’organizzazione ha fatto sapere che ci sarà una promozione per il settore Galleria con la quale gli acquisti multipli da 4 a 10 persone il biglietto costerà 20 euro anziché 28.75).

 Si tratta di Maurizio Battista che abbiamo raggiunto telefonicamente e ci ha gentilmente e simpaticamente concesso un’intervista.

– Maurizio Battista a Pescara con “Allegro? Si si… ma non troppo”, di che cosa si tratta?

– “Io lo chiamo spettacolo per comodità, in realtà è una serata tra amici di due ore e mezza che parla di noi, di me e del quotidiano. Non si parla di politica ma di cose comuni, ad esempio adesso mi sta nascendo una figlia, di tutte queste pratiche che si fanno. È uno spettacolo sempre rinnovato e con molta interazione, il pubblico è il valore aggiunto”.

– Lei è romano, sarà capitato tantissime volte in Abruzzo, qual è il suo rapporto con la nostra regione?

– “È un rapporto vicino per mille motivi e perché ci lavoro con molto piacere. È una zona molto bella, ci sono persone molto divertenti che poi di comicità ne sanno, non sono bravi soltanto a fare l’amatriciana ma sono capaci anche di far ridere, Nduccio su tutti. È un pubblico molto sensibile e divertente, ci torno sempre molto volentieri”.

– Tanta televisione, cinema, ma soprattutto la parte teatrale nella sua carriera la fa da padrona, quali sono i fattori che la spingono verso questo mondo?

– “Il mono del Cinema è facile, è quasi per tutti, anche la televisione in qualche modo lo è. Invece il Teatro in cui c’è il live non è per tutti: se sei capace lo fai, se non sei capace non lo puoi fare, non ci servono raccomandazioni, non serve se sei un bel ragazzo o una bella ragazza. In Teatro servono le capacità ed il talento. Invece il Cinema se conosci qualcuno lo fai, vale lo stesso per la televisione, lo dico perché ci credo e non per fare il polemico”.

– Uno dei suoi elementi distintivi è la romanità che la portano ad avere un contatto diretto e genuino con il pubblico e spesso racconta uno spaccato della vita quotidiana. A quanto pare questa formula funziona, è uno dei suoi “segreti”?

– “In tutta Italia e maggiormente nell’Italia del Nord funziona questa cosa, è così. Nei giorni scorsi sono stato a Bergamo e Varese, c’è stato sempre un grande successo ed una grande partecipazione, i numeri trovano sempre il pubblico molto disponibile. Forse questa formula piace”.

– Sin da piccolo ha lavorato nel bar di famiglia. Questo aspetto se e quanto ha contribuito in primis a relazionarsi in qualche modo con il pubblico (anche se sono due pubblici diversi) ma anche ad iniziare a raccogliere la varietà che si vede nella vita di tutti i giorni?

– “Venire dal bar è il dna, è la base, vuol dire che io ho levato il bancone e faccio le stesse cose che facevo al bar. Al Teatro ho levato il bancone e faccio lo stesso tipo di racconti, di umorismo. È un genere reale, sanguigno, io sono credibile quando racconto le cose, non racconto cose che non conosco o che non ho passato. Poi il bar è veramente un ricettacolo di tutto, è un luogo molto sensibile a certi tipi di persone, di atteggiamenti ed ho avuto la fortuna di raccontarli in un modo che fa ridere. Non vado lì a fare il saggio, il filosofo o lo scienziato, ma ci vado a fare Maurizio Battista che in questo caso racconta insieme agli amici di Pescara due ore e mezza di allegria con cose comuni, sempre simpaticamente”.

Francesco Rapino

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