Pescara, violenza di genere: incontro con gli studenti dell’Ipsias Di Marzio-Michetti

Pescara. La violenza di genere è stato il tema dell’evento ‘Non farti calpestare…il fiore sei tu”, svoltosi all’Ipsias Di Marzio-Michetti, con l’ispettore Francesca Zuccaro, della Squadra mobile della Questura di Pescara, che ha parlato agli alunni.

“Quando si è vittime di violenza, fisica o psicologica, o quando si è testimoni, bisogna sempre denunciare, bisogna sempre rivolgersi alla Polizia, alle Forze dell’Ordine, dove si troveranno persone preparate all’ascolto e pronte ad aiutare. Non ci sono forme più o meno gravi di violenza nei confronti della donna, la violenza va sempre combattuta e soprattutto mai pensare di potercela fare da sole”, afferma l’ispettore Zuccaro nel corso dell’incontro, promosso dal Movimento per la Vita di Pescara – Sportello Antiviolenza.

Presenti tutte le classi prime, seconde e terze, e, tra i relatori, la dirigente Maria Antonella Ascani; il docente moderatore Giuliano Natale, il presidente del Movimento per la Vita, Maria Gina Fratalocchi; lo psicologo e psicoterapeuta Federico Ciaburro; l’avvocato Patrizia Battistella del Foro di Pescara; Annarita D’Urbano, presidente e fondatrice dell’Associazione ISIDE – Insieme alle Donne nell’Essere.

“Abbiamo voluto riservare l’incontro odierno agli studenti delle prime classi perché è la fascia d’età più delicata”, ha sottolineato la dirigente Ascani, “quella in cui i ragazzi ancora non hanno sufficienti strumenti conoscitivi per fronteggiare situazioni di criticità e, dinanzi alla violenza, subita o vissuta da spettatori, spesso non sanno neanche a chi rivolgersi, come affrontarla”.

“Per questa ragione abbiamo anche istituito a scuola un Centro di Ascolto in cui ogni mercoledì c’è un medico a disposizione dei nostri allievi. E ai nostri ragazzi dobbiamo insegnare non solo a reagire dinanzi alla violenza contro la propria persona, ma anche a denunciare, perché omertà equivale a complicità”.

Dopo il saluto del presidente Fratalocchi, che ha illustrato le attività del Movimento per la Vita, la parola al presidente di Iside, Annarita D’Urbano: “Io sono una sopravvissuta a una violenza domestica che purtroppo ha ucciso mio figlio quando era ancora nella mia pancia a due mesi, ucciso da un calcio del mio carnefice”.

“Purtroppo nel 2020 c’è ancora una forte discriminazione contro la donna, considerata il sesso debole. La violenza contro la donna nasce quando con azioni e parole si svilisce il ruolo femminile: l’uomo parte con la violenza verbale e psicologica, denigrando la moglie, la fidanzata, la compagna, e poi degenera inevitabilmente nella violenza fisica”.

“Io avevo solo 22 anni quando ho incontrato il mio carnefice, volevo uscire di casa, non sapevo cosa mi aspettava: ha iniziato allontanandomi dalle amicizie, dal mondo del lavoro, dalla famiglia, mi ha isolata. Poi ha iniziato con la violenza verbale, gli insulti, le offese, con l’arroganza, ha preso il sopravvento e a breve mi sono ritrovata con 3 costole rotte”.

“Il peggio è arrivato quando ho scoperto di essere incinta: durante un suo attacco d’ira e in preda all’alcol mi ha sferrato un calcio tanto forte da uccidere mio figlio, ed è una cosa che non dimentichi. Oggi ho 50 anni e non ho più avuto figli: sono riuscita a liberarmi dal mio carnefice, e dopo comincia la fase della ricostruzione, del ritrovare la propria dignità, dell’amarsi come persone”.

“Quando il vostro ragazzo si mostra geloso in modo possessivo, quello non è amore, ma è un amore malato”.

“La vostra arma di difesa contro la violenza è il coraggio di denunciare, di rivolgersi alle Forze di Polizia, di chiedere aiuto”, ha detto l’Ispettore Zuccaro.

“I ragazzi oggi devono imparare a conoscere e riconoscere la violenza psicologica e fisica, e anche la violenza percepita. Quando si verifica un episodio di violenza, si deve sempre denunciare, in modo che sia possibile attivare le varie forme di protezione a tutela della vittima, dall’allontanamento dell’uomo dall’ambiente domestico sino al trasferimento della vittima stessa con i figli in una Casa-rifugio per renderla irrintracciabile”.

“Purtroppo”, ha aggiunto lo psicologo Ciaburro, “la violenza di genere si scatena quando nel rapporto c’è uno squilibrio tra l’uomo e la donna e ci si convince che tanto la donna sopporterà qualunque cosa. Al tempo stesso la donna subisce anche le botte, perché prima è già stata annientata psicologicamente”.

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