Inchiesta Rigopiano: “D’Alfonso denunciato da uno degli indagati”

“Siamo venuti a conoscenza che un mese fa la difesa di uno degli indagati ha presentato una denuncia nei confronti del presidente della Regione come autorità massima di Protezione civile sui territori, in base alla legge del ’93. Questa denuncia va ascoltata e ho chiesto più volte ai procuratori se ci stanno lavorando. Ovviamente non rispondono, pero’, forse ho capito che lo stanno facendo”.

 

Lo ha detto Gianluca Tanda, presidente del Comitato vittime di Rigopiano, rispondendo alle domande dei cronisti al termine dell’incontro con il procuratore capo della Repubblica di Pescara, Massimiliano Serpi, e il sostituto Andrea Papalia, titolari dell’inchiesta sulla tragedia dell’Hotel Rigopiano.

L’incontro si e’ svolto oggi pomeriggio in Procura su richiesta del Comitato per chiedere chiarimenti sullo stato delle indagini”. “Spero – ha aggiunto Tanda – che la proroga delle indagini sia stata richiesta proprio per questo”.

Nel corso dell’incontro il Comitato ha posto anche la questione del mancato uso dei mezzi aerei militari per raggiungere piu’ in fretta l’hotel, emersa da un’inchiesta giornalistica del Tg3. “Ci hanno assicurato – dice Giampaolo Matrone, uno dei superstiti della tragedia – che non tralasceranno nulla”.

Anche Mario Tinari, papà di Jessica, la giovane vastese tra le 29 vittime del Rigopiano, ha detto che i procuratori “si sono presi ulteriore tempo per non tralasciare nulla. Ci hanno rassicurato – ha aggiunto – che le indagini sono molto approfondite”.

Il padre di un’altra vittima ha detto che, tramite i loro legali, consegneranno ai procuratori i messaggi ricevuti dai propri cari, dai quali risulta che la mattina della tragedia un bambino era caduto e si era ferito lievemente: “Nel caso in cui il bimbo – ha detto – si fosse fatto particolarmente male, non ci sarebbe stata la possibilità di andare via o di ricevere assistenza perché era tutto bloccato. E’ palese che tutti gli ospiti volevamo andare via, ma un conto è voler andare via per paura e un altro è dover andar via per un problema importante. Questi messaggi – ha concluso – probabilmente potranno servire ad incrementare le indagini”.

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