Pescara, i testimoni ritrattano: ‘Ciarelli non ha sparato a Cagnetta’

ciarelli_angeloPescara. Ritrattano, smentiscono: i testimoni che hanno piazzato Angelo Ciarelli al centro della scena dell’omicidio di Tommaso Cagnetta fanno marcia indietro e affermano che era nel ‘ferro di cavallo’ ma senza arma in pugno. Ad incastrare il rom 38enne potrebbe essere la prova dello Stub.

Pochissime ore dopo le 18:45 del 2 luglio scorso erano stati in tre a dire che a sparare ed uccidere (per errore) Tommaso Cagnetta all’interno del ‘ferro di cavallo’ di via Tavo era stato Angelo Ciarelli. Testimonianze che, insieme al ritrovamento di 13 proiettili dello stesso calibro dell’ogiva ritrovata nel corpo della vittima, avevano portato al rapido arresto del pregiudicato, fratello del presunto omicida dell’ultras 23enne Domenico Rigante.

Ma oggi quei tre testimoni hanno ritrattato. Lo hanno fatto questa mattina nel corso dell’incidente probatorio che si e’ svolto in questura davanti al gip Mariacarla Sacco e al pm Valentina D’Agostino.”Nessuno dei testimoni ha riconosciuto Angelo Ciarelli come autore del colpo che ha raggiunto e ucciso Tommaso Cagnetta”, ha riferito uscendo dagli uffici di via Pescara l’avvocato Giancarlo De Marco, difensore dell’uomo attualmente detenuto a San Donato.  “Nessuno dei tre testimoni”, ha proseguito De Marco , “ha detto che Ciarelli aveva la pistola in mano. Uno dei tre ha però detto che Ciarelli era sul luogo del delitto, gli altri due hanno invece dichiarato di non averlo visto”.

Dichiarazioni contraddittorie fra loro, ma soprattutto in contrasto con quanto riferito nelle prime ore da Ciarelli alla Mobile, dopo essersi presentato spontaneamente: “Io lì non c’ero, ci passo spesso solo perché ci abita mia sorella”. Addirittura la stessa parente dell’accusato ha raccontato che a lei, Angelo, ha raccontato di essere al mare quando si è consumato il delitto. Ma su quelle dichiarazioni, in particolare qeulle dei testimoni raccolte dalla polizia all’inizio “sono emerse oggi alcune discrepanze che sono più favorevoli alla difesa”, sostiene l’avvocato.

“Siamo ancora nella fase delle indagini”, ha comunque chiarito il legale, predicando cautela, “quello che è risultato oggi non è oro colato. Bisogna attendere l’esito degli accertamenti tecnici e poi si potranno trarre delle conclusioni”. Si attende ancora il risultato della prova dello Stub: se il cosiddetto guanto di paraffina, infatti, dovesse dire che Ciarelli ha sparato, allora gli elementi in sua accusa crescerebbero concretamente. Tutto ancora da chiarire, ancora molto da valutare, soprattutto in merito all’attendibilità di quanto possa essere stato visto in un momento concitato come quello della lite immediatamente precedente allo sparo, che ha coinvolto lo stecco Cagnetta con altre persone, intente a fermare l’auto in corsa con a bordo due tossicodipendenti in fuga dalla spacciatrice alla quale avevano preso un grammo di cocaina senza pagare il dovuto.

Al di là della cautela, il difensore di Ciarelli chiarisce che se a sparare sarebbe stato il suo assistito, “l’episodio deve configurarsi come omicidio colposo perché il colpo di pistola è partito involontariamente”. In ogni caso, per De Marco “è prematuro parlare di pateggiamento, non si conosce ancora la persona che ha sparato”. “Bisogna prima terminare l’istruttoria e poi si vedrà”, chiosa in conclusione l’avvocato.

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