Pescara. La rottura della condotta delle acque reflue che porta gli scarichi di Pescara Sud al depuratore di via Raiale compromette i rilevamenti per le acque di balneazione: l’Arta sospende i controlli in mare.
Era già stato lanciato dall’associazione No Rifiuti l’allarme ecologico dopo il cedimento del muro dell’Asse attrezzato avvenuto la sera di Pasqua, che ha travolto e distrutto la tubatura del diametro di un metro che conduceva gli scarichi delle case di gran parte di Pescara Sud al depuratore di via Raiale. A dare conferma all’allarme degli ambientalisti è una nota odierna dell’Agenzia regionale di tutela ambientale (Arta): ” L’interruzione dell’adduttrice sud delle acque fognarie al depuratore di Pescara comporta che una parte consistente dei liquami che provengono dalla parte sud della città non possano essere trattati dall’impianto e debbano essere sversati, temporaneamente, nel fiume Pescara”.
Scarichi diretti nel fiume, e quindi al mare, senza alcun filtraggio: praticamente dal lavello, dalla lavastoviglie, dalla lavatrice, dalla doccia e, ovviamente, dal wc, direttamente nell’Adriatico. Proprio a pochi giorni dall’inizio dei rilevamenti che decretano il livello di balneabilità del mare della costa abruzzese; e allora, “in considerazione della stagione balneare ancora lontana per le condizioni metereologiche avverse”, afferma una nota dell’Agenzia, “e del breve tempo necessario per riconnettere la fogna al depuratore (riattando provvisoriamente una condotta interrata esistente), la Direzione Arta ha disposto la sospensione del programma di monitoraggio della qualità delle acque di balneazione lungo il litorale pescarese potenzialmente interessato dall’immissione delle acque fluviali”.
Il provvedimento è legittimato dalla legge che regola il monitoraggio delle acque di balneazione (D.lgs. 116/2008 che attua la direttiva europea2006/7/CE): l’art. 5 prevede infatti che “il programma di monitoraggio può essere sospeso e viene ripreso appena possibile, dopo il termine della situazione anomala, prelevando nuovi campioni in sostituzione di quelli mancanti a seguito della situazione anomala”. “Per situazione anomala”, precisa ancora l’Arta, “la stessa legge intende un evento o una combinazione di eventi che impattano sulla qualità delle acque di balneazione nella zona in questione e il cui verificarsi è previsto in media non più di una volta ogni quattro anni”.
Rimane comunque prioritaria la risoluzione del problema legato alla rottura della condotta: si è già deviato il flusso di “fanghi attivi” all’interno di una conduttura inattiva per evitare; ma, prosegue l’Arta, “La riconnessione della fogna al depuratore è prioritaria non solo per riportare al trattamento le acque reflue, ma anche per evitare che il protrarsi dello stato di non alimentazione dei fanghi attivi del depuratore possa pregiudicarne l’efficienza nella funzionalità in quanto, qualora dovesse verificarsi tale evenienza, ripristinare le condizioni di normalità richiederebbe tempi piuttosto lunghi (probabilmente qualche mese)”.
Nella restante parte del litorale abruzzese e al lago di Scanno, invece, l’Agenzia effettuerà i controlli delle acque di balneazione a partire da lunedì prossimo, 13 aprile, secondo il calendario già stabilito in base alla delibera di giunta regionale n. 157 del 4/3/2015. “L’Arta segue costantemente lo svolgersi degli eventi e renderà pubblica ogni variazione d’interesse ambientale che dovesse prodursi nei giorni a seguire”, conclude la nota.
“SI PREFERISCE METTERE A TACERE”
“Con la salute della gente non si scherza. Nemmeno l’Arta se lo puo’ permettere visto che di fronte ad una grave emergenza ambientale invece di aumentare i controlli dell’acqua del mare addirittura li sospende”. Lo dice Alessio Di Pasquale, segretario del Comitato ‘No Rifiuti Fosso Grande’, in relazione alla sospensione dei campionamenti comunicati dall’Agenzia regionale per la tutela dell’ambiente. “Chiediamo subentri immediatamente la Direzione Marittima di Pescara che ha il potere di fare prelievi e di obbligare l’Arta a fare esami immediati. L’Arta ha un compito: quello di monitorare la qualità dell’acqua a tutela dei cittadini e deve rispettare questo dovere senza fare valutazioni politiche mai richieste e inopportune.”, aggiunge Di Pasquale, “Ricordo lo sversamento occasione di liquami a Fosso Pretaro nell’agosto 2013 dove l’Arta si e’ affrettata a fare analisi nell’arco di due ore dando i risultati all’amministrazione in 24 ore e addirittura ordinando la sospensione della balneazione il giorno di ferragosto. Ora l’Arta cita un decreto legislativo del 2008 che permetterebbe la sospensione delle analisi in caso di ‘situazione anomala’ dove si precisa che per ‘situazione anomala’ la stessa legge intende ‘un evento o una combinazione di eventi che impattano sulla qualità delle acque di balneazione nella zona in questione e il cui verificarsi e’ previsto in media non piu’ di una volta ogni quattro anni. Evidentemente all’Arta hanno anche la sfera di cristallo per fare simili previsioni. Strano che questo decreto non sia stato utilizzato nel ferragosto del 2013: non vogliamo pensare che la norma venga interpretata a seconda di chi governa. Come Comitato troviamo tutta questa storia vergognosa: ad iniziare dal silenzio dell’amministrazione comunale che su questa emergenza ambientale non ha detto una sola parola per arrivare addirittura alla sospensione delle analisi delle acque disposte dell’Arta. In pratica si preferisce non sapere, non dire, non divulgare, mettere tutto a tacere mentre per giorni gli scarichi fognari di 120.000 persone sono finiti nel fiume per poi giungere al mare. A questo punto e’ inevitabile che la Direzione Marittima prenda in mano la gestione di tutta questa vicenda, assieme ad un’inchiesta da parte della Procura di una storia che per comportamenti e silenzi sta assumendo contorni inquietanti. Sulla salute dei cittadini non si specula”.