L’Aquila, evita il rimpatrio con il patteggiamento: la vicenda

L’Aquila. Rientra in Italia, incurante di un decreto di espulsione e divieto di rientro in Italia per 5 anni, per lavorare e ricongiungersi con la famiglia. Ovviamente, scoperto, viene arrestato, ma evita l’espulsione bis con un patteggiamento.

 

L’uomo, infatti, era tornato nel Belpaese per lavorare e soprattutto per riabbracciare la propria famiglia d’origine che non vedeva da tempo e che vive da anni in Italia.

Lo straniero, successivamente, è stato arrestato dalle forze dell’ordine.

 

In sede di convalida dell’arresto avvenuta a meno di 48h, veniva disposto giudizio direttissimo, ma il suo difensore di fiducia, l’avvocato Carlotta Ludovici, richiedeva prontamente la concessione del termine a difesa, previsto ex lege, evitandone così il rimpatrio. Difatti, tutto era pronto alla frontiera per riportare coattivamente lo straniero nel suo paese di origine; il tutto sarebbe potuto avvenire solo a seguito dell’udienza già fissata innanzi al GDP di L’Aquila competente in merito all’espulsione degli stranieri, udienza che è stata annullata a seguito della richiesta del menzionato termine a difesa.

 

Il procedimento che ha deciso le sorti dell’imputato si è concluso all’udienza dell’11 settembre con rito direttissimo, sede nel quale è stato possibile evitare l’espulsione dello straniero dal territorio italiano, grazie alla richiesta di patteggiamento (con sospensione condizionale della pena), non avendo alcuna competenza il giudice penale in merito all’espulsione del giudicato.

Difatti, dopo una lunga ed estenuante attesa nei corridoi del Tribunale di L’Aquila, il Giudice si è pronunciato con un esito che andava ben oltre le aspettative attese dalla parte coinvolta; precisamente veniva accolto, in quanto già approvato dal Procuratore, il patteggiamento con il quale si è ottenuta non solo la riduzione di un terzo della pena, con annesso beneficio della sospensione condizionale della stessa, ma soprattutto la liberazione dell’imputato e la mancata espulsione dello stesso. Il rito alternativo si è reso necessario anche perché il prevenuto ben si è reso conto della leggerezza commessa.

Si vuole precisare che il soggetto in questione è rientrato in Italia esclusivamente per svolgere attività lavorativa e per ricongiungersi con la propria famiglia originaria che da sempre vive in Italia, e non certo per delinquere, tant’è che lo stesso è risultato incensurato e che il decreto di espulsione dall’Italia emesso un paio di anni fa, traeva origine da provvedimenti emessi dalle Autorità francesi e svizzere per fatti nei quali lo sventurato straniero era stato tirato in ballo, senza però avere conseguenze penali; difatti, lo stesso è risultato incensurato. Vi è da dire comunque che ai tempi costui non ebbe la possibilità di difendersi.

Il risultato ottenuto è stato del tutto inaspettato per il cittadino coinvolto nella incresciosa vicenda e, all’esito della sentenza, ha portato ad una soluzione per lui largamente favorevole.

“Non sempre si possono giudicare i comportamenti tenuti da persone straniere che per sventura o sfortuna si ritrovano coinvolti inconsapevolmente e senza volerlo in situazioni spiacevoli. Nel caso specifico il cittadino straniero (che ha evitato il rimpatrio) era tornato in Italia soltanto ed esclusivamente per trovare un’attività lavorativa dignitosa e per ricongiungersi con la propria famiglia di origine, di cui troppo sentiva la mancanza, seppur senza tener conto del divieto di rientro, forse per leggerezza, forse per superficialità, ma sicuramente perché spinto dal richiamo del sangue e quindi da interessi superiori ed anche perché è amante del nostro paese”.

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