L’Aquila, infezioni ospedaliere: al via la formazione del personale

L’Aquila. Le infezioni correlate all’assistenza, in cui sono ricomprese quelle ospedaliere, tra 30 anni saranno nel mondo la prima causa di morte e provocheranno più decessi di tumori e malattie cardiovascolari.

Un aspetto sul quale l’ospedale di L’Aquila ha deciso di investire con una formazione ad ampio raggio del personale, scattata lunedì scorso, nell’aula Dal Brollo del San Salvatore, per i primi 50 dipendenti, infermieri e operatori socio-sanitari.

Una seconda sessione di formazione è prevista per martedì prossimo per altri 50 operatori con la stessa qualifica mentre, nei prossimi mesi, un secondo ciclo didattico, oltre al personale infermieristico, coinvolgerà anche i medici.

I corsi, organizzati dal direttore sanitario dell’ospedale, dr.ssa Giovanna Micolucci, comprendono una prima parte teorica, impartita dal dr. Alessandro Grimaldi, direttore del reparto malattie infettive, dalla dottoressa Veronica Di Pietro e dal dr. Maurizio Mariani, incentrata sulla circolazione ospedaliera dei batteri multi resistenti agli antibiotici, meccanismi di insorgenza della antibioticoresistenza e di trasmissione delle infezioni correlate all’assistenza.

La seconda parte del corso riguarda le procedure pratiche da seguire che vengono illustrate dalla caposala di malattie infettive, dr.ssa Roberta Priore (igiene delle mani, manovre manuali e uso dei prodotti anti-infezione durante l’assistenza). Di cruciale importanza il ‘focus’ sui batteri resistenti, quelli cioè contro cui gli antibiotici si rivelano inefficaci, accompagnata dall’analisi del loro migliore utilizzo e dalla necessità di ridurre i costi sanitari.

L’ospedale ogni mese, tramite un sistema di monitoraggio, individua gli agenti patogeni che resistono ai farmaci, veicolandone e aggiornandone costantemente l’elenco affinché i reparti adottino le giuste contromisure. Una specie di ‘Sherlock Holmes’ all’interno dell’ospedale, incarnato dal laboratorio di microbiologia, che passa sotto la lente d’ingrandimento i batteri e isola quelli refrattari all’effetto degli antibiotici.

Negli ultimi 3 mesi questo continuo lavoro di sorveglianza e analisi ha consentito, tanto per fare un esempio, di isolare quasi 60 casi riconducibili al batterio chiamato clostridium difficile che, oltre a provocare forti diarree e coliche addominali, può causare serie complicanze se non fronteggiato tempestivamente.

All’importanza di ‘scovare’ questi batteri ‘ribelli’ alle cure va però associata l’introduzione di una correzione di rotta: l’uso appropriato degli antibiotici.

“Occorre ridurre l’impiego degli antibiotici ai casi più gravi”, dichiara il dr. Grimaldi, “e questo vale soprattutto per i farmaci con molecole di ultima generazione. Il ricorso a un uso eccessivo di questi farmaci provoca infatti più effetti deleteri: una minore efficacia delle cure, un aumento progressivo dei batteri resistenti e, non ultimo, una forte impennata del costi sanitari dovuta ai prezzi elevati dei prodotti”.

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