La Camera di Commercio di Chieti presenta il Rapporto sulla filiera autoveicolare abruzzese

chiesa_di_lorenzo_castiglioneChieti. La Camera di Commercio di Chieti ha presentato oggi il Rapporto sulla filiera autoveicolare abruzzese, Edizione 2013, realizzato nell’ambito dell’Osservatorio nazionale sulla filiera autoveicolare italiana in collaborazione con la Camera di Commercio di Torino, l’Anfia – Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica e, da quest’anno, la Camera di Commercio di Modena. L’indagine è stata curata da Step Ricerche, con il supporto operativo dell’Ufficio Informazione economica dell’Ente camerale.

“Noi abbiamo cercato di concludere questo Rapporto con la Camera di Commercio di Torino – ha spiegato il presidente della Camera di Commercio di Chieti, Silvio Di Lorenzo – se si pensa che si è arrivati a 22 milioni di auto prodotte, è un numero incredibile. Ringrazio l’assessore Castiglione per l’attenzione nei nostri confronti. Marchionni, nella sua visita in Val di Sangro, ha detto di uscire dalle macchine tradizionaliste, ha parlato della tecnologia, ha fatto un passaggio sull’orgoglio abruzzese. Ha annunciato in modo chiaro che questo sarà l’ultimo investimento della Fiat se non ci saranno delle regole certe”.
Il 2012 a livello mondiale è stato caratterizzato dal terzo anno di crescita del potere d’acquisto. In media nei dodici mesi dello scorso anno i consumatori nel Mondo hanno beneficiato di una crescita di circa il 3%. Per coloro che vivono nelle economie emergenti l’incremento è stato maggiore, pari al 5,3%, che sommato agli incrementi degli ultimi cinque anni dà una crescita maggiore al 23% e un reddito medio superiore ai 7.000 dollari annui. Queste dinamiche si traducono nella possibilità di strati crescenti della popolazione mondiale ad avere maggiore accesso a beni di consumo e in particolare, con riflessi positivi sulla domanda di mobilità. Non sorprende dunque registrare un’ulteriore crescita del livello mondiale delle immatricolazioni di autovetture (+4,8%), che nel 2012 ha toccato gli 81,7 milioni di autoveicoli, +3,8 milioni rispetto al 2011. Il ritmo di crescita è stato addirittura in lieve aumento sia rispetto al 2011 (+3,3 milioni), sia rispetto alla media 2005-2012 (+2,3 milioni per anno). I produttori italiani di componenti, servizi di ingegneria e design, parti e sistemi per auto, nel 2012 hanno fatturato quasi 38 miliardi di euro, impiegando 166mila addetti (-7,3% rispetto al 2011). Dopo un 2011 in cui si era registrata una crescita dei ricavi, nel 2012 la filiera nazionale ha subito una contrazione dei fatturati pari al 9,2%. Le imprese piemontesi hanno avuto una flessione dei fatturati pari al 5,2%, mentre nel resto d’Italia la perdita è stata maggiore (-12,5%). Dopo due anni di crescita (nel 2010 e nel 2011) anche il distretto abruzzese registra un risultato negativo: -14,3%. A pesare sui risultati del 2012, oltre a un’ulteriore diminuzione della produzione nazionale (-15% pari a 120mila autoveicoli assemblati in meno) sono state le minori commesse dall’estero (le esportazioni si sono ridotte del 5,3%). Gli esportatori, il 70% del campione nazionale (l’80% di quello regionale) sono stati penalizzati dalla frenata della produzione in Europa occidentale (- 9,2%), che vale circa il 50% dei ricavi provenienti dall’estero. Dopo il record dello scorso anno, le esportazioni di parti e componenti si è quindi assestato a 18,1 miliardi. La dipendenza da Fiat si assesta sul 40,7% del totale dei ricavi del campione intervistato. Gli esportatori si confermano più numerosi di coloro che forniscono il gruppo torinese, sia in Piemonte (dove l’80% delle imprese esporta e il 61% è fornitore, diretto o indiretto, del Gruppo Fiat) che nel resto d’Italia (il 70% esporta, il 55% fornisce Fiat). Per ultimo c’è l’importanza di altre fonti di ricavi, come le produzioni per i veicoli commerciali, industriali e autobus (il 68,5% del campione nazionale è attivo in questo mercato; il 65,7% di quello piemontese) e per il mercato del ricambio (più del 62% dei rispondenti produce per l’aftermarket), mentre il 28,4% del campione deve almeno un quarto del proprio fatturato a prodotti non legati al settore automotive.
“Sono contento di essere tornato qui – ha detto Filippo Chiesa di Step Ricerche – fatico a pensare che ci sono molti distretti che si possono poggiare su 200 mila autovetture l’anno. La società par cui lavoro ha rilevato che da un paio d’anni gli scenari sono diversi. La Val di Sangro ospita il primo grande centro d’Europa che nei prossimi anni potrà crescere. Per quanto riguarda le auto, ci sono dei numeri negativi, questo per fortuna non riguarda l’Abruzzo. Vale la pena investire su questo settore perché cresce sempre. Ci sono degli investimenti che il settore auto richiede, le auto richiedono sempre più tecnologia, i fornitori si devono adeguare. Tutto quello che succede nell’automotive ha una ricaduta sull’economia locale. Aiutando il potere d’acquisto dei Paesi emergenti, si andrà a creare richiesta di mobilità. Inizio a sentir parlare di Thailandia ed Indonesia. Questo è il sesto anno consecutivo di flessione del mercato, il discorso è un po’ diverso per le auto commerciali. I primi dati del 2013 ci dicono che l’America del sud è in crescita. La geografia del prodotto sta cambiando con l’avanzata dell’Asia. L’Europa ha diminuito la propria piattaforma ma rimane uno dei principali produttori a livello mondiale. L’anno scorso c’è stato un record per la vendita delle Ferrari. Dopo la crisi del 2009 ci sono stati due anni di recupero, il 2012 è stato un altro anno difficile”.
La filiera nazionale dell’automotive è composta da numerose realtà, che rispondono a dinamiche nazionali e sovranazionali, ma ognuna con le sue caratteristiche e peculiarità locali sviluppate negli anni. Per conoscerle meglio e grazie ai contributi delle camere di Commercio di Chieti e Modena, l’Osservatorio nazionale dallo scorso anno ha iniziato a studiare il distretto abruzzese e da quest’anno quello modenese. Il primo si caratterizza per la presenza del più importante stabilimento europeo di veicoli commerciali leggeri (Sevel) e al contempo per l’impianto produttivo della Honda Italia. Il secondo anno di rilevazioni in Abruzzo ha permesso di far emergere 129 operatori attivi nella filiera. Di questi ne sono stati contattati telefonicamente 109 per rispondere a un questionario (nazionale) di 25 domande. Cinquantatré di essi hanno fornito risposte quali-quantitative. Il fatturato cumulato delle 50 imprese che hanno risposto alla specifica domanda nel 2012 è stato pari a 1,3 miliardi di euro, che si assommano ai poco meno di 3 miliardi fatturati dalla Sevel e ai 600 milioni circa della Honda, per un totale di filiera attorno ai 5 miliardi di euro. Anche il perimetro dell’occupazione è importante, con 7000 occupati dalle aziende del campione, a cui bisogna aggiungere i più di 6000 impiegati alla Sevel e i circa 1000 della Honda, per un totale di filiera attorno ai 15mila dipendenti. Il campione nazionale osservato quest’anno comprende al suo interno 53 imprese che hanno unità produttive in Abruzzo. Dopo due anni di crescita più sostenuta rispetto al resto d’Italia nel 2012 il distretto abruzzese ha dovuto nuovamente fare i conti con la crisi e più in particolare con la diminuzione delle commesse legate al veicolo commerciale leggero (il 71,4% del campione fornisce questo tipo di veicoli: veicoli commerciali con un peso inferiore alle 3,5 tonnellate). Anche se la produzione di veicoli commerciali leggeri nel Mondo ha raggiunto la quota di 17 milioni di unità, con un incremento che lo scorso anno è stato del 8,7%, questa crescita non è stata generalizzata, ma si è concentrata in alcune aree come il Nord America (+12,8%), l’Asia (+13%), la Russia (+10%) e l’Africa (+18%). Al contrario, la produzione finale in Italia di veicoli commerciali leggeri è calata del 10,8% ed in Europa occidentale del 11,3%. A questo si aggiungano le difficoltà di alcune delle teste della filiera. Non stupisce allora constatare come più della metà del campione abruzzese abbia denunciato un calo dei fatturati 2012 rispetto al 2011 a fronte di un 20% che è riuscito ancora a crescere. Ponderando e confrontando le dichiarazioni con i dati di bilancio, otteniamo una flessione media dei 50 rispondenti alla specifica domanda, pari a -14,3%. Lo scorso anno la filiera non ha potuto beneficiare dell’apporto delle esportazioni, che al pari di quelle italiane di auto, veicoli commerciali, carrozzerie e componenti hanno sofferto, fermandosi a poco più di 2,7 miliardi di euro, con una flessione pari a 4,7 punti percentuali rispetto ai 2,9 miliardi del 2011. Per fare fronte alle criticità poste dal contesto nazionale e continentale il distretto si è mosso negli ultimi anni verso la diversificazione di clienti e prodotti. Il 40% ha clienti non appartenenti al gruppo Fiat, il 56% esporta, molti di essi (il 70%) riescono a farlo in mercati lontani, facendo leva sulle specializzazioni locali. Negli ultimi anni gli abruzzesi hanno intensificato le partnership con le altre imprese (più della media nazionale) e sono intervenuti sul processo produttivo (86,3%) e l’organizzazione dell’impresa (40%). La prossima sfida passa per l’innovazione del prodotto: un’impresa su due la indica come elemento indispensabile per vincere la concorrenza in Italia come all’estero. Innovazione che nel mondo è sempre più strutturata a livello territoriale con cluster (più o meno formali) che forniscono (con strutture o finanziamenti) occasioni di scambio, di promozione e di trasferimento tecnologico dai centri di produzione del sapere (università e centri di ricerca) alle imprese, che non di rado collaborano su progetti comuni. I primi dati relativi all’inizio del 2013 incoraggiano gli sforzi che si stanno facendo: le esportazioni automotive abruzzesi sono ripartite nel primo trimestre, con un +10,7%, anche grazie alla ripresa delle quote di mercato europee da parte del Ducato. Il campione nel suo complesso non nasconde le difficoltà, ma il numero degli ottimisti (fra il 54% ed il 64% a seconda che si parli di mercato nazionale o estero) supera quello dei pessimisti (compreso fra il 32% ed il 40%).  
“Questo – ha sottolineato il vicepresidente della Regione Abruzzo, Alfredo Castiglione – è un settore che ha colto e che continua a cogliere gli elementi principali della produzione. L’automotive da solo riesce ad esprimere il 50% del Pil dell’Abruzzo. Questo non significa che non bisogna fare la politica del Turismo ma che questo settore ha degli importanti riscontri economici e strategici. La politica portata avanti dai maggiori attori della nostra regione sta dando la propria parte alla Regione Abruzzo incrementando la mobilità. La Regione Abruzzo, con la Camera di Commercio e l’automotive, ha trovato una comunanza d’intenti, questo significa che ci sono delle assonanza delle strategie industriali. Le piccole e medie imprese che operano in questo settore, che hanno in totale più di 30 mila dipendenti, hanno un grosso problema che le grandi aziende non hanno, sfuggono al credito. Dobbiamo collaborare e creare una rete, i campanilismi per troppo tempo ci hanno condizionato”.
Francesco Rapino

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