Chiunque tra noi avrà utilizzato almeno una volta nella vita la navigazione in incognito o privata: questa permette di utilizzare il web senza lasciare tracce della cronologia delle ricerche, dei cookie o di altri dati temporanei sul dispositivo. Questa funzione è utile per mantenere la sessione di navigazione invisibile ad altri utenti dello stesso dispositivo.
Su Google, funziona sia da desktop che da mobile: il metodo più semplice e a portata di click è quello di andare su un link, premere il pulsante destro del mouse e scegliere la modalità “Apri link in finestra di navigazione in incognito”. Ma attenzione: come detto, noi navighiamo in maniera invisibile in modo che chi usa lo stesso dispositivo non abbia tracce di quello che abbiamo visualizzato. Invece, occorre sapere che la navigazione in incognito non impedisce a Google, ai siti web, ai provider di servizi Internet (ISP) e ad altre terze parti di raccogliere i tuoi dati.
La causa contro Google per la navigazione in incognito: cosa dice la storica sentenza
Una class action intentata dai consumatori nel 2020 è riuscita ad arrivare nei mesi scorsi a una sentenza storica nei confronti del colosso americano, principale motore di ricerca al mondo. In sostanza, dopo che è stata pronunciata questa sentenza, Google ha accettato di distruggere la cronologia di navigazione in incognito di milioni di utenti di Chrome come parte di un accordo legale.
Dalla causa intentata contro la navigazione in incognito su Google, è emerso che lo stesso Google raccoglieva comunque dati tramite strumenti pubblicitari. Come parte dell’accordo derivante appunto dalla sentenza stessa, pronunciata ad aprile 2024, Google aggiornerà le informazioni sull’incognito per chiarire che la società può tracciare la navigazione e bloccherà di default i cookie di terze parti.
Cosa succede dopo la sentenza contro Google sulla raccolta dati
La class action intentata in California dai consumatori americani richiedeva qualcosa come cinque miliardi di dollari come risarcimento danni, ma il giudice ha stabilito un principio secondo il quale non vi saranno risarcimenti economici diretti e si creerà un precedente. Gli utenti che hanno fatto causa non prenderanno un solo centesimo, ma possono ancora fare causa a Google. Il portavoce di Google ha dichiarato che l’azienda eliminerà dati tecnici non associati agli individui e non utilizzati per la personalizzazione.
Anche il legale che si è occupato della class action si dice soddisfatto, nonostante la mancanza di un accordo economico, proprio perché da oggi in poi le multinazionali della tecnologia a tutti i livelli dovranno dire la verità rispetto a come effettivamente raccolgono i dati. Insomma, la navigazione in incognito viene riconosciuta come ambigua dalla sentenza stessa, e lo stesso Google sta apportando delle modifiche importanti.
Il futuro è l’accesso semplificato alla modalità in incognito di Google
A pochi mesi dalla sentenza, ci sono importanti sviluppi che riguardano la navigazione in incognito: Google semplificherà l’accesso alla modalità Incognito nella sua app di ricerca, attualmente un processo complesso. Come detto, attualmente il metodo più agevole è quello di aprire una nuova finestra dopo aver premuto il tasto destro del mouse, ma da una versione Beta del motore di ricerca emerge una novità davvero importante che renderà immediata la modalità di navigazione in incognito.
Nella pratica, verrà inserito un pulsante dedicato alla modalità Incognito direttamente nella barra di ricerca. Questo pulsante comparirà quando l’utente inizia a digitare, rendendo più facile e veloce passare alla navigazione privata. Un passo avanti nell’accessibilità a questa modalità, in attesa di capire quali saranno le altre novità e gli ulteriori sviluppi.