Premio Scanno, per la sezione Letteratura l’amore vince sulla guerra e sull’odio razziale

scannoScanno. Proprio nei giorni in cui Papa Francesco lancia il grido d’allarme sull’inizio della Terza Guerra Mondiale, combattuta ormai a pezzetti, in uno scenario geopolitico sempre più variegato di un mondo dominato da crudeltà e ne è un macabro esempio la decapitazione del giornalista americano James Foley, i cinque scrittori che si contendono per la sezione Letteratura la XLI edizione del Premio Scanno affrontano il tema della guerra, dell’odio razziale, della disperazione e della fuga nei loro romanzi, in cui, però, l’amore e la speranza vincono sempre.

 
 E’ una grande cinquina quella di questa edizione del premio, che strizza l’occhio a nomi famosi del panorama letterario internazionale, in cui ci sono: Marcelo Figueras, con suo “Kamchatka”, L’Asino d’oro editrice; Mirella Serri, con “Un amore partigiano. Storia di Gianna e Neri, eroi scomodi della Resistenza”, edizioni Longanesi; Hoai Huong Nguyen, con “L’ombra dolce”, edito da Guanda; Pierre Lemaitre, con “Ci rivediamo lassù”, di Mondadori; e Simonetta Agnello Hornby, con “La mia Londra”, edito da Giunti.
 
 Si va dalla Grande Guerra, di cui quest’anno ricorre il centenario affrontata dallo scrittore francese Pierre Lemaitre, alla guerra combattuta in Indocina raccontata dalla poetessa francese, figlia di genitori vietnamiti, Hoai Huong Nguyen; passando per la seconda Guerra mondiale, di cui l’italiana Mirella Serri offre un ampio ritratto; fino alla dittatura che negli anni ’70 sconvolse l’Argentina, descritta dallo scrittore argentino Marcelo Figueras.
 
 Per conoscere chi, tra i cinque grandi del panorama letterario internazionale, si aggiudicherà il Premio Scanno per la Letteratura, bisognerà attendere il 6 settembre, quando, a partire dalle 17, piazza della Codacchiola, a Scanno (Aq), ospiterà la XLI edizione del Premio Scanno, condotto dalla giornalista del Tg2 Maria Grazia Capulli.
 
 A selezionare i cinque finalisti eccellenti della sezione Letteratura del Premio Scanno, la giuria presieduta dal professor Stefano Petrucciani, ordinario di Filosofia Politica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia de La Sapienza di Roma, e composta da: Cinzia Tani, giornalista, autrice e conduttrice televisiva; Vincenzo Mascolo, poeta e scrittore, ideatore dell’evento Ritratti di poesia; il professor Francesco Marroni, ordinario di Letteratura inglese presso la Facoltà di Lingue dell’Università d’Annunzio di Chieti-Pescara; e Franco Di Mare, giornalista e conduttore televisivo Rai.
 
 Cresce dunque l’attesa per il Premio Scanno, ideato dal professor Riccardo Tanturri de Horatio e portato avanti dalla Fondazione Tanturri, guidata da Alessandra Shoenburg Tanturri e da Manfredi Tanturri de Horatio, che celebra i personaggi che si sono distinti in vari ambiti: dall’economia al diritto, dai valori fino alla medicina e all’ecologia.
Le precedenti edizioni hanno visto premiati, nomi illustri del panorama culturale italiano e internazionale come Mario Vargas Llosa, Banana Yoshimoto, Manuel Vàzquez Montalbàn, Alberto Bevilacqua, Alberto Arbasino.
 
 Per la sezione Alimentazione spiccano imprenditori del calibro di Giovanni Lercker fino a Oscar Farinetti. Per la sezione Valori sono state prenate associazioni quali Save The Children, Medici Senza Frontiere e personaggi come Dominique Lapierre. Per la sezione Ecologia troviamo importanti figure come Jeremy Rifkin e Vandana Shiva. Per la sezione Musica ci sono maestri come Roman Vlad e Umberto Clerici. Per la sezione Economia si passa da John Kenneth Galbraith, Paul Anthony Samuelson a Franco Modigliani e Mario Draghi. Per la sezione Diritto si spazia da Norberto Bobbio a Franco Gaetano Scoca. Per la sezione Sociologia tra i premiati ci sono Franco Ferrarotti fino a Edgar Morin. Mentre per Antropologia culturale e tradizioni popolari non possono mancare premiati illustri, come Luigi Lombardi Satriani e Elisabetta Silvestrini. Per la sezione Medicina spiccano personaggi di grande spessore e fama, quali Franco Mandelli e Pier Paolo Pandolfi.
 
 
 
Le recensioni dei cinque autori finalisti
 
 
 Il colpo di stato che sconvolse l’Argentina nel 1976 è lo scenario in cui si snoda la vita di Harry, il bambino che guarda la barbarie dei Desaparecidos e che ricorda un po’ quello de La Vita è Bella di Roberto Benigni, protagonista di “Kamchatka”, il romanzo dello scrittore argentino Marcelo Figueras, ora diventato un film diretto da Marcelo Piñeyro. L’autore, argentino come Papa Francesco, racconta, attraverso la voce di un ragazzino, la dittatura di Videla e il modo in cui sconvolge la vita di una famiglia borghese di Buenos Aires. Harry è infatti un bambino a cui piace inventare storie, giocare con il suo amico Bertuccio, sfidare suo padre a Risiko. Ha un fratello più piccolo, il Nano, e ama i suoi genitori, ma la serena quotidianità si interrompe bruscamente: in Argentina c’è il colpo di Stato e la famiglia di Harry deve fuggire da Buenos Aires e assumere una nuova identità. Cosa vuol dire giocare a essere qualcun altro per sopravvivere?
Divertente, ironico e toccante, Kamchatka suggerisce che l’eroismo risiede nella capacità di cambiare e che tutti hanno bisogno di un posto dove rifugiarsi e resistere prima di affrontare il mondo. Un luogo non segnato su nessuna carta, perché i luoghi veri non lo sono mai.
 
 “Un amore partigiano”, forte, disperato, come può esserlo una passione nata nei giorni più tragici della guerra. E un destino terribile, finire vittima della brutalità del fascismo morente e della violenza irrazionale dei partigiani. La storia di Neri e Gianna, nomi di battaglia del comandante partigiano Luigi Canali della Cinquantaduesima brigata che catturò Mussolini e Claretta Petacci, e della staffetta, collegatrice, Giuseppina Tuissi, rivive nel saggio di Mirella Serri. Nel romanzo lo spessore dei sentimenti e il rigore dell’analisi storica si fondono in un duro atto d’accusa delle responsabilità della classe dirigente, da Togliatti a Longo alla prima fila dei capi del Pci clandestino, che guidarono la lotta di Liberazione. Siamo nell’inverno ’44-’45, ultimi mesi della seconda guerra mondiale, in quel fazzoletto di terra attorno a Como, in cui Mussolini e la Repubblica di Salò vivono la loro agonia, circondati dalla stretta sorveglianza nazista delle SS e dalla Resistenza dei partigiani clandestini, in un clima di tensione, sospetti e doppi giochi che a un certo punto non consente davvero a nessuno di fidarsi di nessuno.
 
 La scrittrice francese di origini vietnamiti Hoai Huong Nguyen con il libro “L’ombra dolce” racconta una storia d’amore romantica vissuta in tempi di guerra. Un legame forte che va incontro alle avversità del momento grazie all’intensità dei sentimenti. Nell’Indocina della metà del Novecento, quando la guerra pare essere al termine, ma la sua ombra è ben visibile e oscura ancora la vita delle persone, la protagonista Mai, dopo l’esperienza del collegio, si occupa dei feriti in un ospedale militare francese dove conosce Yann, un soldato bretone che è stato colpito durante la guerra. Mai si prende cura di lui con sempre maggiore attenzione, cercando di trattenerlo quanto più a lungo possibile in convalescenza per ritardare la sua partenza per il fronte. Tra i due sboccia l’amore e Mai resiste alla volontà paterna, che cerca di imporle un matrimonio di convenienza; mentre Yann, mandato a combattere, sarà deportato in un campo di prigionia. Il loro destino sarà però segnato dall’amore.
 
 Sopravvissuti alla carneficina della Grande Guerra, nel 1918 Albert e Édouard si ritrovano emarginati dalla società. Albert, un umile e insicuro impiegato che ha perso tutto, proprio alla fine del conflitto viene salvato sul campo di battaglia da Édouard, un ragazzo ricco, sfacciato ed eccentrico, dalle notevoli doti artistiche. Dopo il congedo, condannati a una vita grama da esclusi, decidono di prendersi la loro rivincita inventandosi una colossale truffa ai danni del loro paese ed ergendo il sacrilegio allo status di opera d’arte. Affresco di rara potenza evocativa, “Ci rivediamo lassù” è il romanzo appassionante e rocambolesco di Pierre Lemaitre, che racconta gli affanni del primo dopoguerra, le illusioni dell’armistizio, l’ipocrisia dello Stato che glorifica i suoi morti ma si dimentica dei vivi, l’abominio innalzato a virtù. In un’atmosfera crepuscolare e visionaria, Pierre Lemaitre orchestra la grande tragedia di una generazione perduta con un talento e una maestria impressionanti, inserendosi a pieno titolo nella tradizione di quei romanzieri capaci, da Dumas a Victor Hugo, di fondere la passione che si sprigiona dalle grandi storie con l’eccellenza letteraria.
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