Brutte notizie per chi andrà in pensione nei prossimi anni: con la riforma del Governo, dal 2026, il TFR potrebbe venir trattenuto dall’Inps.
Il nodo delle pensioni continua ad essere difficilissimo da sciogliere anche se il Governo di Giorgia Meloni è fermamente intenzionato a fare il possibile per andare oltre la Legge Fornero già a partire dal prossimo anno. Nei mesi scorsi sono comparse diverse ipotesi a cui l’Esecutivo sta lavorando.

L’obiettivo è abbassare l’età pensionabile ma senza mandare, ovviamente, in rovina le casse dell’Inps: va bene agevolare le uscite anticipate ma non si può certamente compromettere la stabilità di tutto il sistema. Piaccia o non piaccia la Legge Fornero, comunque, fino ad oggi questa stabilità l’ha mantenuta.
Il problema è che, se la Legge Fornero, non verrà superata, ogni due anni ci sarà un balzo in avanti e questo significa che, arriveremo al punto, in cui dovremo timbrare il cartellino anche fino a 70 o persino oltre. Nelle scorse ore, al Meeting di Rimini, si è tornato a parlare di pensione a 64 anni ma ci sarà anche un prezzo da pagare e questo prezzo si chiama TFR.
Pensione anticipata a 64 anni: come funzionerà
Tutto non si può avere e questo è evidente: per tenere tutto in piedi è necessario muoversi cauti e non osare passi troppo azzardati. La pensione a 64 anni per tutti potrebbe essere fattibile già dal prossimo anno ma solo a determinate condizioni che, come è facilmente intuibile, potrebbero non piacere proprio a tutti.

Ad oggi la pensione anticipata a 64 anni con solo 20 anni di contributi, è possibile solo per i lavoratori contributivi puri: cioè quei lavoratori che non hanno nemmeno un contributo antecedente al 1996, anno in cui le pensioni hanno iniziato ad essere calcolate con il sistema contributivo anziché con il sistema retributivo. Dal prossimo anno questa possibilità potrebbe essere estesa a tutti ma con un aumento del requisito contributivo che passerebbe da 20 a 25 anni.
Non solo. Per poter sfruttare questa possibilità sarà necessario che l’assegno previdenziale raggiunga determinate soglie minime che ad oggi sono le seguenti:
- 3 volte l’importo dell’assegno sociale per gli uomini e le donne senza figli;
- 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale per le donne con un figlio;
- 2,6 volte l’importo dell’assegno sociale per le lavoratrici che hanno almeno due figli.
Raggiungere tali soglie in 20 o 25 anni di lavoro con il sistema contributivo, non è così facile soprattutto perché, negli anni a venire i coefficienti di trasformazione potrebbero venire abbassati. Come fare allora per dire addio all’ufficio prima dei 67 anni?
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Pensione anticipata in cambio del TFR
L’obiettivo del Governo di Giorgia Meloni è abbassare l’età pensionabile e portarla a 64 anni per tutti e non solo per i lavoratori contributivi puri. Ma attenzione: ci sarà un prezzo da pagare e sarà pure piuttosto alto.

Come spiegato nel paragrafo precedente, per sfruttare la pensione anticipata a 64 anni con 20 o con 25 anni di contributi occorre raggiungere determinate soglie minime. Come fare se non ci si riesce con i soli contributi? E’ qui che entra in gioco la proposta di utilizzare il TFR, il Trattamento di Fine Rapporto che ogni lavoratore riceve o quando va in pensione o quanto interrompe la collaborazione con un’azienda.
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In pratica il TFR non ci verrebbe più liquidato sul conto corrente in una soluzione unica ma andrebbe ad aiutarci a raggiungere la soglia minima necessaria per poter andare in pensione a 64 anni anziché a 67 anni. Ci verrebbe erogato mensilmente dall’Inps ogni mese insieme alla nostra pensione. Una soluzione per certi versi vantaggiosa ma per altri sicuramente no: in pratica per andare in pensione prima dovremo rinunciare al TFR che diventerà parte integrante del nostro assegno mensile. Ma, come anticipato, la vita è fatta di scelte e tutto non si può avere.





