Gli importi delle pensioni nel 2025 saliranno per effetto della rivalutazione sulla base dell’inflazione: gli aumenti saranno inferiori rispetto agli ultimi due anni.
Si susseguono da settimane le indiscrezioni sul tema pensioni, tra i punti principali della prossima Legge di Bilancio, il cui testo dovrà essere approvato dal Parlamento, entro la fine dell’anno, dopo il via libera del Consiglio dei Ministri.
Da quanto emerso al momento, per il prossimo anno si tornerà al meccanismo di rivalutazione dei trattamenti pensionistici che prevede l’adeguamento degli importi sulla base dell’inflazione. Considerato il calo tasso di inflazione registrato in questi mesi, l’aumento degli assegni potrebbe essere molto più basso rispetto a quelli concessi negli ultimi due anni.
Pensioni, le rivalutazioni previste nel 2025: di quanto salgono gli importi
Emergono nuovi dettagli sulla perequazione delle pensioni nel 2025, ossia il meccanismo annuale che rivaluta gli importi sulla base dell’inflazione. Gli aumenti potrebbero essere molto più bassi rispetto a quelli visti nei due anni precedenti, mentre
Nella Legge di Bilancio, approvata dal Consiglio dei Ministri ed ora al vaglio del Parlamento, è previsto il ritorno al meccanismo di adeguamento sulla base del tasso di inflazione. Secondo le ultime stime, questo tasso è sceso nettamente rispetto a quelli registrati in precedenza che avevano portato una rivalutazione degli assegni pensionistici del 5,4%.
Inizialmente si parlava di un tasso di perequazione previsto intorno all’1,6%, ma stando alle ultime indiscrezioni, il tasso potrebbe scendere all’1%, considerato l’ulteriore calo dell’inflazione registrato negli ultimi mesi.
Tenendo conto del tasso di inflazione all’1% e del meccanismo a scaglioni previsto, gli importi degli assegni potrebbero salire sino a circa 27 euro lordi. Nel dettaglio, per gli assegni fino a 4 volte il minimo Inps (2.394,44 euro lordi), per cui è prevista la rivalutazione al 100% rispetto all’inflazione, dunque, dell’1%, si stima un aumento di circa 24 euro lordi.
Per gli assegni compresi tra 4 e 5 volte il minimo (2.394,44 euro – 2.993,05 euro) è prevista una rivalutazione al 90%, dunque dello 0,9%, e l’aumento dovrebbe essere dunque di un massimo di circa 27 euro lordi. Per le pensioni tra 5 e 6 volte il minimo Inps (2.993,05 – 3.591,66 euro lordi) la rivalutazione è pari 75% del tasso (0,75%) con un aumento di massimo 27 euro lordi.
Infine, per gli assegni oltre 6 volte il minimo (3.591,66 euro lordi) la rivalutazione sarà del 50%, dunque, dello 0,5% sull’importo lordo. Ad esempio, per una pensione di 4mila euro lordi, l’aumento sarebbe di 20 euro lordi.
Per quanto riguarda le pensioni minime, nella Manovra, che non modificherà Opzione donna, Ape sociale e Quota 103, è prevista la conferma della rivalutazione straordinaria che dovrebbe essere del 2,2%. Gli importi attuali, dunque, potrebbero salire sino a circa 617 euro.