Una settimana lavorativa più corta con il medesimo guadagno, un sogno che si sta per realizzare? Il governo Meloni riflette sulla proposta delle opposizioni per un cambiamento che potrebbe apportare benefici a tutti i dipendenti.
Quante volte vi è capitato di pensare che un giorno solo di riposo alla settimana è insufficiente per occuparsi di tutto ciò che esiste fuori dall’ambito lavorativo? Durante la settimana, infatti, gli impegni lavorativi non tolgono solamente tempo e spazio alla famiglia e alle attività private durante il turno di lavoro, ingombrano la testa anche quando si lascia l’ufficio e spesso ci seguono a casa.

Per chi ha una famiglia, poi, le cose sono ancora più complicate. In casa c’è sempre qualcosa da fare – nella maggior parte dei casi entrambi i coniugi lavorano e si devono aiutare nella gestione nelle ore serali – e gli impegni si moltiplicano quando arrivano i figli, i quali hanno bisogno di attenzioni speciali durante i primi anni di vita e crescendo hanno a loro volta bisogno di gestire impegni che inevitabilmente gravano sul planning settimanale.
Chi lavora ha a disposizione solo il sabato pomeriggio e la domenica per il tempo libero e la gestione degli impegni extra lavorativi, il che implica che molte volte ci si dedichi a risolvere ciò che viene lasciato in sospeso durante la settimana e non rimanga tempo per rilassarsi e fare qualche attività piacevole che possa servire a decomprimere e rilassarsi.
Non è un caso che vi sia un crescente malcontento riguardo l’equilibrio vita-lavoro, una bilancia che pende pericolosamente nella direzione delle attività lavorative e che di conseguenza complica e rende più stressante tutto. Da qui l’idea di applicare un orario lavorativo ridotto, facendo scendere il monte orario lavorativo dalle attuali 40 alle 32 ore per un lavoro full time, il che implica un giorno in più di riposo a settimana.
Orario lavorativo ridotto, il governo prende tempo sulla proposta delle opposizioni
La proposta di ridurre l’orario lavorativo senza intaccare il compenso dei lavoratori è giunta da AVS ed ha come primi firmatari Fratoianni e Bonelli. Ad appoggiare la riforma dell’orario lavorativo sono poi giunte le firme di Giuseppe Conte per il M5S e di Elly Schlein per il Partito Democratico. L’opposizione dunque è concorde sulla necessità di ridurre l’impegno lavorativo degli italiani per migliorare la qualità della vita e stabilire un migliore equilibrio vita-lavoro.

Ma se il benessere dei cittadini è l’obiettivo principale della proposta, a supportare la bontà di questa riforma ci sono dei dati statistici che indicano come la riduzione dell’orario di lavoro, se ben gestita con dei turni flessibili, non intacca minimamente la produttività delle aziende ed anzi ci sono studi che dimostrano come i singoli traggano un tale beneficio da renderli maggiormente produttivi quando lavorano.
I dati presentati dalle opposizioni a supporto della proposta però non hanno convinto del tutto il Premier Meloni e la maggioranza. Il 12 febbraio, infatti, è stato deciso il rinvio alla Commissione lavoro della proposta, al fine di una valutazione più approfondita su pro e contro di una riduzione dell’orario lavorativo.
Il timore dei firmatari è che il rinvio della proposta sia semplicemente l’anticamera di una bocciatura vera e propria. Non resta che attendere la valutazione della Commissione per scoprire se la possibilità di vedere accorciato l’orario lavorativo rimarrà una chimera o se magari verrà dato avvio ad una fase sperimentale inizialmente circoscritta.
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I Dati dell’Ocse e le iniziative europee in favore della riduzione degli orari di lavoro
Il miglioramento della qualità della vita e la concessione di maggior tempo libero ai lavoratori sono due argomenti caldi in Italia da anni ormai. Il benessere dei cittadini, infatti, dev’essere un obiettivo primario di ogni governo, inoltre concedere maggior tempo libero potrebbe anche consentire una maggiore propensione alla famiglia e all’allargamento delle stessa.

I dati dell’Ocse sul monte ore lavorativo in Italia sono indicativi di come bisognerebbe fare dei passi avanti per garantire un maggiore equilibrio tra vita professionale e privata. In media gli italiani hanno un monte di 1.734 ore lavorate all’anno, contro le 1.360 ore dei lavoratori tedeschi e le 1.522 di quelli francesi.
A questo dato si legano quelli sui salari e sulla produttività: il maggior numero di ore di lavoro svolte dai dipendenti italiani non assicura né stipendi più alti né tantomeno risultati significativi per le aziende. Un dato più di tutti gli altri dovrebbe fare riflettere: dal 1990 al 2020 il valore medio degli stipendi italiani è sceso del 2.9%, mentre quello dei lavoratori tedeschi e francesi è salito del 30%.
Inoltre già diversi Paesi europei stanno valutando concretamente di ridurre la settimana lavorativa a soli 4 giorni. In Spagna è stato avviato già lo scorso anno un progetto sperimentale (con Siviglia che ha fatto da apripista) e sperimentazioni simili sono state avviate anche in Regno Unito, Islanda, Portogallo e Scozia.
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Fuori dall’Europa hanno abbracciato la sperimentazione della settimana lavorativa corta in Nuova Zelanda e Giappone. C’è anche chi ha mantenuto i 5 giorni lavorativi a settimana ma ha ridotto il monte orario accorciando le giornate lavorative a 6 ore, come la Finlandia e la Svezia.