E’ possibile ricevere la NASPI anche se si decide di dare le dimissioni, anche se non tutti potrebbero saperlo. Ecco quando.
In un periodo di forte crisi come quello che stiamo vivendo da tempo è tutt’altro che raro ritrovarsi senza lavoro, ma senza alcuna garanzia su quando sarà possibile trovare un nuovo impiego. Questo non può che causare problemi un po’ per tutti, non solo per chi ha una famiglia da mantenere e notevoli spese, ma anche per chi vive da solo, specialmente se in entrambi i casi si deve mettere da parte ogni mese un gruzzoletto per mutuo o affitto.
In casi simili può essere provvidenziale ricevere la NASPI, termine con cui si definisce l’indennità di disoccupazione, che consente di sentirsi meno con l’acqua alla gola quando ci si vivono situazioni come questa. Fino ad ora molti ritenevano fosse impossibile garantirsi l’assegno mensile in caso di dimissioni volontarie, ma non è detto sia sempre così, è bene esserne informati così da sapere quali siano le condizioni richieste.
I motivi per cui si può ò decidere di dare le dimissioni da un impiego possono essere diversi, non è detto questo avvenga sempre quando si è trovato un nuovo lavoro e si ha quindi la necessità di chiudere quel rapporto. In alcuni casi si potrebbe essere insoddisfatti e arrivare a dare le dimissioni in modo volontario, condizione che finora abbiamo pensato non esse diritto alla NASPI, ma non è così. O almeno per poterne avere diritto è necessario che si verifichino alcuni requisiti.
In genere l’indennità non viene riconosciuta quando il rapporto di lavoro è terminato a seguito di dimissioni o di risoluzione consensuale. A volte però quest può essere concessa anche in caso di risoluzione consensuale se questa è avvenuta nell’ambito della procedura obbligatoria di conciliazione. Il riferimento è a quando si chiude il rapporto dopo essersi rifiutati di trasferirsi in altra sede distante più di 50 chilometri dalla propria residenza o raggiungibile con i mezzi pubblici mediamente in 80 minuti o più.
L’assegno può essere percepito anche quando le dimissioni vengono date per giusta causa. Questa può essere una casistica ben precisa, più frequente di quanto si possa pensare, ovvero, quando il lavoratore decide di dimettersi a causa di comportamenti altrui che rendono impossibile continuare il rapporto di lavoro.
Non si ha invece diritto all’indennizzo se le si decide di lasciare il proprio ruolo a causa di una malattia, nonostante possa esserci il bisogno di avere garantita una cifra, anche piccola, con cadenza mensile. Questa mossa infatti avviene per via volontaria, pur essendo legata all’impossibilità di garantire un servizio.
Attenzione, però, se il datore di lavoro si dovesse rendere conto che i problemi di salute sono effettivamente invalidanti nello svolgimento dell’incarico può procedere con il licenziamento, qualora questo avvenisse a NASPI sarà garantita. E’ però determinante che ogni impenditore abbia fatto tutto il prossibile prima di procedere per verificare di non poter reimpiegare in alcun modo in azienda il dipendente.