Torna l’incubo del Reddito di Cittadinanza con controlli e carcere per i “furbetti”. Vediamo cosa sta succedendo
Certi incubi non ci lasciano mai. E così ora molti ex percettori del Reddito di Cittadinanza rischiano, addirittura, di finire in carcere. A deciderlo è stata una recente sentenza della Corte di Cassazione. Nonostante il Reddito ormai non esista più da parecchi mesi, le conseguenze ancora continuano a farsi sentire.
Ricordiamo, infatti, che il Reddito di Cittadinanza – nato nel 2019 su forte spinta del Movimento Cinque Stelle che, all’epoca, era al Governo con la Lega – ha cessato di esistere nel 2023. L’attuale Esecutivo lo ha cancellato ritenendolo non idoneo a reinserire nel mondo del lavoro le persone disoccupate.
Al suo posto, a partire da gennaio, è subentrato l’Assegno di Inclusione: un bonus di 500 euro al mese più altri eventuali 280 euro per le famiglie che vivono in affitto. L’Assegno di Inclusione si rivolge ad una platea decisamente più ristretta rispetto al vecchio RDC. Infatti per ottenere l’ADI è necessario non solo avere un Isee fino a 9360 euro ma è indispensabile anche che almeno un componente della famiglia sia “non occupabile”.
Sono considerati “non occupabili” i minori di 18 anni, gli over 60 e le persone con una percentuale di disabilità pari o superiore al 74%. Possono beneficiare del sussidio anche le donne che sono state vittime di violenza sein linea con i requisiti reddituali richiesti.
Reddito di Cittadinanza: ora si rischia il carcere
Nonostante il Governo di Giorgia Meloni abbia cancellato il Reddito di Cittadinanza, ritorna l’incubo dei controlli a tappeto e del carcere per chi si è messo in tasca, anche solo per pochissimo tempo, soldi pubblici che non gli spettavano. La nuova sentenza della Corte di Cassazione lascia poco spazio agli indugi.
La nuova sentenza del 20 settembre 2024 della Corte di Cassazione ha stabilito che chi ha intascato i soldi del Reddito di Cittadinanza, anche solo per pochi mesi, senza avere i requisiti in regola, ora rischia il carcere. Nessuna attenuante per chi ha dichiarato il falso per poter ottenere indebitamente il sussidio.
I giudici hanno accolto il ricorso della Procura di Campobasso e hanno sentenziato che, chi ha ricevuto il Reddito di Cittadinanza grazie a dichiarazioni false, non può essere prosciolto per la speciale tenuità del fatto. A maggior ragione se dal casellario risultano altri piccoli illeciti contro il patrimonio anche se di natura completamente diversa e non collegati in alcun modo alla fruizione dell’aiuto di Stato.
Per i vecchi percettori, quindi, torna l’incubo dei controlli a tappeto e della condanna alla reclusione. Un incubo da cui molti speravano di essersi liberati con l’abolizione del sussidio da parte del Governo di Giorgia Meloni. Il Reddito di Cittadinanza, infatti, ha smesso di esistere il 31 dicembre 2023.