A seconda del contratto lavorativo, potrete accedere o meno alla Naspi. Ma come funziona nel dettaglio per i giorni di lavoro? Scopriamolo.
L’indennità di disoccupazione Naspi è un ammortizzatore sociale che viene erogato a coloro che perdono il lavoro per cause non imputabili a loro. Tuttavia, per avere accesso a tale indennità, è necessario aver lavorato per un certo numero di giorni.
In passato, per la valutazione del diritto alla Naspi, venivano considerate sia le settimane di contribuzione accumulate negli ultimi quattro anni che i giorni effettivi di lavoro nell’anno precedente dall’inizio della disoccupazione (che dovevano essere almeno 30). Tuttavia, a causa della pandemia, questo requisito è stato temporaneamente sospeso e successivamente eliminato definitivamente con la legge di Bilancio 2022.
Indennità Naspi: come funziona
Attualmente, l’unico requisito richiesto per poter beneficiare della Naspi è di tipo contributivo. È necessario aver accumulato almeno 13 settimane di contribuzione contro la disoccupazione nei quattro anni precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione.
È importante fare una distinzione tra settimane di contribuzione e settimane di lavoro. Non bisogna commettere l’errore di pensare che una settimana di contribuzione corrisponda a una settimana di lavoro, poiché non è sempre così.
Per il riconoscimento di una settimana di contributi è necessario aver raggiunto almeno il minimo contributivo previsto dalla legge. Solo quando la retribuzione settimanale percepita è almeno pari al 40% del trattamento minimo di pensione in vigore, viene riconosciuta una settimana di contributi. Ad esempio, nel 2023 il trattamento minimo è di 7.383,22 euro annui, quindi è necessario percepire una retribuzione settimanale di almeno 56,80 euro per ottenere il riconoscimento di una settimana contributiva.
Questo significa che, soprattutto nel caso del lavoro part-time, le settimane di contribuzione potrebbero essere inferiori rispetto alle settimane lavorate effettivamente. Per avere diritto alla Naspi, non è sufficiente accumulare solo contributi previdenziali versati durante il rapporto di lavoro subordinato. Sono anche validi ai fini del requisito di contribuzione i contributi figurativi per la maternità obbligatoria, quelli accreditati per periodi di congedo parentale e quelli accumulati durante periodi di lavoro all’estero in paesi comunitari o convenzionati.
Inoltre, sono inclusi i periodi di astensione dal lavoro per malattia dei figli fino a otto anni, per un massimo di cinque giorni lavorativi all’anno. È possibile cumulare i periodi di lavoro nel settore agricolo per ottenere l’indennità Naspi, a condizione che la maggior parte della contribuzione nei quattro anni precedenti la richiesta sia non agricola.
Lo stesso vale nel caso in cui si raggiungano le 13 settimane contributive, ma manchi il requisito di perdita involontaria del lavoro, ad esempio, perché si è rassegnata una lettera di dimissioni. In un secondo momento, se il periodo precedente non ha dato diritto all’indennità di disoccupazione, basterà una sola settimana contributiva per avere accesso alla Naspi.