Il recupero degli anni senza versamenti contributivi, una procedura da considerare per incrementare le pensioni.
In un contesto lavorativo contraddistinto sempre più da precarietà e condizioni contrattuali atipiche, la preoccupazione per un assegno pensionistico decente sono tutt’altro che superflue. Soprattutto chi non ha una carriera professionale continua e con retribuzione adeguata si trova a fare i conti con trattamenti pensionistici ridotti all’osso. Questa situazione è poi assai comuni per i lavoratori che non hanno maturato anzianità contributiva prima del 31 dicembre 1995.
Si tratta dei contributivi puri, per i quali diventano fondamentali il montante contributivo raggiunto (cioè l’ammontare complessivo dei contributi accantonati), la retribuzione avuta prima dell’uscita dal lavoro (per verificare il tasso di sostituzione, cioè il rapporto tra ultimo stipendio e primo assegno pensionistico) e il coefficiente di trasformazione che si applica al montate in base all’età del pensionamento.
Pensioni, come coprire le pause nei versamenti dei contributi
Da questa breve introduzione si può dire che in caso di carriere lavorative con pause contributive e retribuzioni basse, l’importo dell’assegno pensionistico sarà ridotto. Per favorire la continuità nei contributi versati, riscattando (a titolo oneroso) i periodi lavorativi inattivi e scoperti da contribuzione ai fini pensionistici, è presente nella bozza della Legge di Bilancio la possibilità della cosiddetta pace fiscale.
Questa opportunità esiste per periodi compresi tra due di lavoro e per un massimo di 5 anni. Sarà possibile per i biennio 2024-24, ma non sarà possibile la detrazione fiscale come in precedenza. La possibilità è consentita solo ai contributivi puri, dipendenti e autonomi, per la copertura di periodi non coperti da obbligo contributivo, ma non è valida in caso di omesso versamento dei contributi. Non va quindi confusa con una pace fiscale.
La cifra del riscatto varia a seconda dell‘ultima retribuzione o reddito che va moltiplicata per l’aliquota contributiva che si deve versare all’Inps. Quindi più si guadagna, più si deve versare per il riscatto contributivo. L’importo può essere rateizzato fino a 120 rate con importo minimo superiore a 30 euro. I vantaggi della pace contributiva possono essere due.
Da un lato si può raggiungere prima il numero di anni per il diritto pensionistico. Poi va considerato che riscattando i buchi contributivi, si incrementa il montante complessivo e di conseguenza l’importo dell’assegno pensionistico. Ma occorre valutare attentamente il costo da affrontare questa possibilità.
Infatti se con il periodo riscattato non si raggiungono i minimi per la pensioni, l’operazione potrebbe non essere conveniente. Anche dal un punto di vista delle spese da sostenere occorre valutare con attenzione. Una spesa elevata potrebbe non essere così conveniente, considerando che una pensione integrativa può essere deducibile fiscalmente al 100% e quindi meno onerosa.