C’è una possibilità di andare in pensione in anticipo a meno di 60 anni, ma servono due requisiti per poter sfruttare il beneficio: ecco di cosa si tratta.
Nel nostro paese, l’età per accedere alla pensione di vecchiaie e all’assegno social è di 67 anni. Tuttavia, non mancano le deroghe e le eccezioni che devono essere conosciute per chi ha intenzione di uscire dal mercato del lavoro in anticipo. Fino a qualche anno fa, infatti, la legge consentiva di andare in pensione a 60 anni attraverso la pensione di vecchiaia, le cose però sono cambiate nel corso degli anni e ci sono state diverse modifiche.

Con le varie modifiche che ci sono state riguardo alla pensione di vecchiaia, i requisiti per accedere al sistema pensionistico si sono inaspriti, tanto che oggi il requisito anagrafico da rispettare per tutti è salito a 67 anni (cfr. circ. INPS n. 23/2025). Non tutti però sanno che il nostro ordinamento prevede delle alternative valide che permettono ai lavoratori di uscire in anticipo dal mercato del lavoro. Entrando nel dettaglio, c’è un caso in cui i lavoratori possono ottenere l’assegno pensionistico a meno di 60 anni, ma devono rientrare in una categoria specifica e possedere due requisiti.
Pensione in anticipo a meno di 60 anni, a chi è rivolto il beneficio: i requisiti
Il nostro sistema previdenziale prevede delle forme di pensionamento anticipato dedicate alle persone con disabilità. Tra quelle principali, infatti, spicca la pensione di vecchiaia anticipata che è rivolta chi ha una riduzione permanente delle capacità lavorative pari almeno a una invalidità dell’80%. È bene sottolineare che stiamo parlando pur sempre di una invalidità previdenziale, quindi non civile, che viene riconosciuta in base all’attività professionale abituale.
In merito a questa misura, hanno accesso alla pensione le donne dai 56 anni e gli uomini dai 61 anni, ma solo a patto che abbiano entrambi maturato almeno 20 anni di contributi. A ciò bisogna sottolineare che il riconoscimento dell’invalidità passa solo attraverso un iter che prevede la visita approfondita da parte della commissione medica dell’INPS, seguita dal conseguente verbale di accertamento.

Solo in un secondo momento, l’INPS valuterà l’effettiva incompatibilità tra l’attività lavorativa svolta e lo stato di salute del soggetto. Ma questo non è l’unico modo per andare in pensione in anticipo, visto che accanto alla pensione di vecchiaia anticipato, ci sono altre due alternative valide che riguardano sempre i lavoratori con disabilità.
È possibile richiedere l’Ape Sociale e la Quota 41 se si provi di avere almeno una invalidità del 74%. L’Ape Sociale permette di uscire dal lavoro a 63 anni e 5 mesi, con almeno 30 anni di contributi, mentre per la Quota 41 si può ottenere l’assegno pensionistico al di là dell’età anagrafica, l’importante è che si abbia maturato almeno 41 anni di contributi, con almeno 35 anni lavorando.
Leggi anche: Raccomandate in arrivo dall’Inps: revoca della pensione per molti cittadini
Le prestazioni dipendono dal grado di invalidità: tutte le informazioni
La legge specifica che il riconoscimento di invalidità parte dal 33%, che è vista come soglia minima di riduzione delle capacità lavorative e quindi dà diritto alle agevolazioni. Tra queste annotiamo: l’accesso al collocamento mirato, l’esenzione dal ticket sanitario e le prestazioni economiche.

Solo chi ha una invalidità totale al 100% può ottenere la pensione di inabilità civile tra i 18 e i 67 anni, e non è legata ai contributi versati ma prevede limiti reddituali. Le persone alle quali viene riconosciuta una invalidità tra il 74% e il 99%, non è prevista la pensione di inabilità civile ma un assegno mensile di assistenza, che viene erogato anch’esso tra i 18 e i 67 anni, con un limite reddituale da rispettare.
Leggi anche: Esiste un metodo legale per aumentare l’importo mensile della pensione: ecco come sfruttare i contributi silenti
È diverso il caso per quanto riguarda l’assegno ordinario di invalidità, che in questo caso richiede una invalidità del 67% e almeno 5 anni di contributi, di cui tre versati negli ultimi cinque anni. L’indennità di frequenza è destinata ai minori con difficoltà persistenti che frequentano strutture riabilitative o scolastiche; il sussidio è legato alla frequenza e al reddito familiare.