La Cassazione interviene in materia previdenziale e stravolge le regole. Il cambiamento più grande riguarda una misura di pensione anticipata di cui molti fruiscono. Vediamo le novità.
Alla parola “pensioni” scatta subito il campanello d’allarme: facciamo un balzo sulla sedia nel timore che sia stata presa qualche decisione che non andrà esattamente a nostro vantaggio. Del resto siamo figli della Legge Fornero: la legge che, di punto in bianco, cambiò le regole e “ingabbiò” molti lavoratori.

Il Governo di Giorgia Meloni ha l’obiettivo di andare oltre, di superarla, di traghettare l’Italia fuori da uno schema così rigido e che, in un tempo nemmeno troppo lontano, ci porterà a dover lavorare anche fino a 70 anni oppure oltre. L’Unione Europea però non è d’accordo.
Nel frattempo, all’interno di questo quadro già di per sé parecchio confuso, s’inserisce la Cassazione la quale, di recente, è intervenuta riguardo ad una misura di pensione anticipata molto amata e molto fruita: Ape sociale. Si tratta di una misura in bilico ogni anno, una di quelle mai entrate nella rosa delle misure strutturali. Su quale aspetto saranno intervenuti i giudici?
Ape sociale: la Cassazione cambia le regole
Ape sociale è una misura di pensione anticipata che esiste dal 2017 ma non è mai diventata strutturale: alla fine di ogni anno il Governo deve decidere se riconfermarla oppure cancellarla. Negli ultimi anni non sono state apportate grosse modifiche se non un aumento di qualche mese del requisito anagrafico. Che cosa cambierà ora dopo la pronuncia della Cassazione?

Ape sociale è una misura piuttosto vantaggiosa in quanto richiede un numero di anni di contributi piuttosto esiguo e consente di accedere alla pensione con quasi 4 anni di anticipo rispetto a quanto previsto dalla Legge Fornero. In pratica chi si avvale di Ape sociale può uscire dal lavoro a 63 anni e 5 mesi con 30 anni di contributi.
Questa misura, tuttavia, si rivolge solo a categorie specifiche: caregivers da almeno 6 mesi; lavoratori con disabilità pari o superiore al 74%; disoccupati che non ricevono più la Naspi; addetti a mansioni usuranti. La Cassazione si è espressa proprio in merito a questo aspetto, alle categorie che possono fruire della misura.
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Ape sociale: ecco cosa cambia
Come spiegato nel paragrafo precedente, Ape sociale è una delle misure di pensione anticipata più fruite in Italia in quanto permette di uscire dal lavoro con largo anticipo e senza avere nemmeno troppi anni di contributi. La Cassazione, tuttavia, lo scorso settembre è intervenuta per apportare una modifica importante e che farà la differenza per milioni di persone.

Ape sociale, fino ad oggi, è stata fruibile dai disoccupati che avevano terminato di percepire la Naspi, cioè l’indennità di disoccupazione riservata agli ex dipendenti che hanno perso il lavoro non per propria volontà. Ma che dire di coloro che, per un motivo o per un altro, non hanno mai ricevuto la Naspi? Un libero professionista, ad esempio, non riceve la Naspi se perde il lavoro.
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Con la sentenza n. 24950/2024 della Corte di Cassazione si è intervenuti proprio su questo punto. D’ora in avanti, secondo quanto stabilito dai giudici, potranno fare richiesta per Ape sociale anche coloro che si trovano in stato di disoccupazione ma che non hanno mai ricevuto la Naspi. Un bel passo avanti verso una maggiore equità tra i dipendenti e i lavoratori autonomi.





