Pensione anticipata a 62 anni: così eviti penalizzazioni e perdite sull’assegno mensile

I lavoratori che desiderano andare in pensione a 62 anni devono conoscere le alternative meno penalizzanti in termini economici. 

Le pensioni anticipate permettono al lavoratore di lasciare il mondo del lavoro prima del compimento dei 67 anni di età ma solo accettando alcuni compromessi che nella maggior parte dei casi si traducono in un assegno più basso.

Come andare in pensione a 62 anni
Pensione anticipata a 62 anni: così eviti penalizzazioni e perdite sull’assegno mensile-Credit CANVA-Abruzzo.cityrumors.it

Chi vuole lasciare il lavoro anni prima del raggiungimento della pensione di vecchiaia ha diversi scivoli tra cui individuare il percorso giusto in base all’età anagrafica e ai contributi maturati nel corso della carriera lavorativa. Sono proprio i contributi l’elemento chiave di ogni forma di pensionamento. In alcuni casi il requisito anagrafico non è richiesto (come nella pensione per i precoci o la pensione anticipata ordinaria) ma il requisito contributivo è presente sempre, in qualsiasi scivolo.

Non solo, i limiti sono spesso molto alti come i 41 anni di Quota 103 o i 35 anni di Opzione Donna. Cifre ben lontane dai 20 anni della pensione di vecchiaia e della pensione per i contributivi che si raggiunge a 64 anni. Il sistema previdenziale italiano, dunque, offre delle possibilità di pensionamento anticipato ma soddisfacendo condizioni precise e accettando un compromesso su tutti, il taglio dell’assegno.

Si può andare in pensione a 62 anni senza grosse penalizzazioni?

Nel 2024 lo scivolo di pensionamento che permette di lasciare il lavoro a 62 anni è Quota 103. Oltre al requisito anagrafico prevede quello contributivo, 41 anni di contributi di cui 35 di lavoro effettivo. Ma ci sono altre condizioni da accettare.

Pensione che cosa succede all'assegno
Pensione, cosa succede all’importo se vai a 62 anni-Credit CANVA-Abruzzo.cityrumors.it

La Legge di Bilancio 2024 ha introdotto il sistema di calcolo contributivo per tutti, indipendentemente dal momento in cui si sono iniziati a versare i contributi (prima o dopo il 1996) e ha allungato la finestra di decorrenza fino a 7 mesi per i dipendenti privati e a 9 mesi per quelli pubblici.

Come se tutto questo non bastasse Quota 103 prevede anche il limite massimo di importo dell’assegno, 4 volte il trattamento minimo. La misura è penalizzante, dunque, perché i lavoratori con molti anni di lavoro antecedenti al 1996 subiranno un sostanzioso taglio dell’assegno pensionistico.

E non si potrà nemmeno lavorare dopo la pensione vigendo il divieto di cumulo (tranne con redditi da lavoro autonomo entro i 5 mila euro). Le novità introdotte nel 2024 si possono evitare solamente grazie alla cristallizzazione del diritto.

Chi ha maturato i requisiti previsti per Quota 103 nel 2023 entro il 31 dicembre dello scorso anno avrà congelato il diritto alla pensione con le vecchie condizioni. Niente penalizzazione, dunque, avendo compiuto 62 anni nel 2023 con 41 anni di contributi.

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