Finalmente c’è una svolta per tutti quei pensionati che hanno dovuto restituire gran parte della propria pensione all’Inps anche solo per un giorno di lavoro
Una sentenza recente del Tribunale di Vicenza ha gettato luce su un aspetto controverso del sistema pensionistico italiano, portando con sé implicazioni che potrebbero rivoluzionare le regole riguardanti il cumulo di redditi da lavoro con la pensione, soprattutto per coloro che hanno aderito a misure di flessibilità come Quota 100, Quota 102 e Quota 103.
La regola in questione, da tempo stabilita, impedisce a coloro che hanno anticipato la pensione di riprendere a lavorare prima dei 67 anni, salvo rare eccezioni come le prestazioni di lavoro autonomo occasionale entro un limite di 5.000 euro lordi annui. Tuttavia, il dilemma sorge quando ci si trova di fronte a situazioni in cui il lavoro svolto è di modesta entità e il guadagno è irrisorio.
Il caso di Vicenza mette giustizia
Negli ultimi anni, l’INPS non ha distinto tra coloro che hanno volontariamente violato le regole e coloro che hanno agito in buona fede, spesso imponendo sanzioni severe anche per guadagni minimi.
Storie di pensionati costretti a restituire somme considerevoli all’INPS per compensi insignificanti non sono rare. Si pensi al caso di un pensionato vicentino che, per una breve apparizione in una serie TV, si è visto richiedere la restituzione di ben 24.000 euro, guadagnando solo 78 euro per un giorno di lavoro.
Questi casi hanno sollevato interrogativi sull’equità delle politiche pensionistiche e sulla mancanza di discernimento nell’applicazione delle norme. La rigidità dell’INPS ha colpito duramente anche coloro che, erroneamente, pensavano di non correre rischi svolgendo attività lavorativa saltuaria e regolare.
Tuttavia come riporta money.it una svolta significativa è arrivata con la pronuncia del Tribunale di Vicenza su un caso emblematico. Un pensionato che ha contestato la richiesta di restituzione avanzata dall’INPS, supportato dagli avvocati Paola Piccoli e Alberto Righi dello studio legale associato Vis, ha ottenuto una vittoria di grande rilevanza.
Il giudice del Lavoro del Tribunale di Vicenza, Paolo Sartorello, ha accolto il ricorso, stabilendo che redditi di modesta entità derivanti da prestazioni sporadiche e di specialità non violano il divieto di cumulo di pensione e reddito da lavoro dipendente previsto dalla normativa pensionistica.
La sentenza ha riconosciuto che, nonostante tali esperienze possano formalmente apparire come rapporti di lavoro subordinato, il loro carattere irrisorio le rende compatibili con la pensione maturata attraverso le misure di flessibilità come Quota 100, 102 e 103.
Questa decisione potrebbe influenzare numerosi casi in cui l’INPS ha agito con eccessiva severità nei confronti di pensionati che non hanno tratto alcun vantaggio significativo da brevi periodi di lavoro.
A questo punto la sentenza del Tribunale di Vicenza potrebbe segnare un punto di svolta significativo nel modo in cui vengono interpretate e applicate le norme pensionistiche, garantendo una maggiore equità e considerazione delle circostanze individuali.