Dopo il terzo rialzo consecutivo da ottobre, i dati preliminari che emergono di gennaio di Eurostat, indicano un allontanamento dall’obiettivo di riferimento della Banca Centrale Europea
Una nuova e preoccupante accelerazione dell’inflazione media nell’area europea. A dicembre infatti, la crescita dei prezzi al consumo su base annua si è rafforzata al 2,4%, dopo essersi attestata al 2,2% lo scorso novembre. La consueta stima preliminare di Eurostat segnala come i prezzi, al netto della stagionalità, tra novembre e dicembre sono aumentati dello 0,4%. Un dato che comunque interessa meno la nostra nazione.
L’ Ufficio statistico dell’Unione europea (Eurostat) è una direzione generale della Commissione europea che raccoglie ed elabora dati provenienti dagli Stati membri dell’Unione europea a fini statistici, promuovendo il processo di armonizzazione della metodologia statistica tra gli Stati stessi. L’istituto riveste un ruolo importante anche nel definire i dati macroeconomici da fornire alla banca centrale europea.
LEGGI ANCHE : Agenzia delle Entrate, la novità: paghi a rate fino a 10 anni, ma solo in questi casi
Una nuova fiammata dell’inflazione
Gli ultimi anni erano stati caratterizzati dalla forte impennata dei prezzi del comparto energetico, gli effetti della guerra tra Russia e Ucraina, si facevano sentire proprio sul costo dell’energia che poi ricadeva su aziende e famiglie. La scorsa stagione invece, dopo l’impennata precedente ha visto i prezzi calare progressivamente e con essi calava anche l’inflazione presente in misura più bassa nei paesi membri.
Con l’esaurirsi del rimbalzo dei prezzi legati all’energia, tornano a farsi sentire gli aumenti e le prime stime dell’Ufficio statistico dell’Unione europea per l’inizio di questo 2025, hanno evidenziato una nuova fiammata dell’inflazione che si porta al 2,4% a dicembre, con la componente principale che resta quella dei servizi (4%, dal 3,9% di novembre), per lo più a causa dei salari, seguiti da prodotti alimentari, alcolici e tabacco (2,7%), beni industriali non energetici (0,5%) ed energia (0,1%), in linea comunque con le previsioni degli analisti.
Italia virtuosa rispetto agli altri paesi membri
L’obiettivo dichiarato della Banca centrale europea è di tornare all’obiettivo di riferimento nel corso del 2025, per avere sempre nel corso dell’anno una stabilizzazione dell’indice dei prezzi. Quindi il target resta quel 2% individuato oramai come nuovo punto di riferimento per gli stati membri. Ecco perchè diventa così molto sorprendente scoprire le difficoltà registrate da alcune nazioni nel rispettare questo limite rispetto all’Italia. In Germania, ad esempio dove si passato dal 2,4 al 2,8% o come in Spagna, sempre superiore alla soglia fatidica e si tratta di incrementi superiori alle attese che hanno allarmato la Bce.
Mentre anche la Francia si attesta su un ottimo 1.8%, la sorpresa più bella arriva proprio dall’Italia che in assoluta controtendenza, fa registrare un ottimo 1,3% e per di più è attesa anche di un’ulteriore flessione. Pertanto l’inflazione italiana in qualunque modo si misuri, attraverso il tendenziale o col dato medio annuo, con o senza energetici e alimentari, risulta pienamente sotto controllo. E questo si verifica ormai da diverso tempo a questa parte, ponendo l’Italia tra i Paesi più virtuosi in Europa per stabilità dei prezzi e il migliore tra i più grandi.