La notizia è di quelle che fa felici gli anziani, finalmente arriverà un aumento ma di quanto si tratta e a chi spetta? Scopriamo tutti i dettagli.
Il Decreto Legislativo attuativo del Patto per la Terza Età, varato dal governo di Giorgia Meloni, ha annunciato l’incremento dell’assegno di accompagnamento degli anziani più bisognosi da 530 a 1380 euro al mese. La notizia è stata molto apprezzata, ma va specificato che questo aumento riguarderà massimo 25mila persone in tutta Italia.
Ma cerchiamo di capire insieme quali sono gli anziani che possono beneficiare di questo incremento e per quale motivo possono utilizzare questo importo. Come abbiamo capito non riguarda la stragrande maggioranza.
In alcune regioni italiane, agli invalidi gravissimi viene già distribuito un assegno di cura che attinge al fondo per la non autosufficienza e va da 350 a 1200 euro al mese, con limiti Isee decisamente superiori a 6mila euro, ma da spendere per l’assistenza regolarmente contrattualizzata. Inoltre, ogni regione stanzia fondi per le Rsa aperte e altre forme di assistenza, mentre i comuni provvedono all’assistenza domiciliare e all’invio a casa dei pasti per i più poveri. La somma scende se l’invalidità è grave invece di gravissima e/o se a prendersi cura dell’invalido è un parente invece di un professionista.
L’aumento dell’assegno di accompagnamento, quindi, riguarderà solo una piccola percentuale di anziani non autosufficienti totali. Inoltre, l’incremento dell’assegno si avvererà con una specie di voucher da spendere in prestazioni assistenziali da 850 euro al mese, 150 in meno dei mille inizialmente previsti.
L’assegno rafforzato per i più poveri non si sommerà agli assegni di cura nelle loro declinazioni regionali, ma sarà alternativo, ciò significa che l’utente sarà libero di scegliere tra l’assegno di cura e lo stanziamento statale, al quale va comunque aggiunto l’assegno d’inclusione di 780 euro al mese.
Le associazioni riunite nel Coordinamento per il diritto alla sanità per le persone malate e non autosufficienti temono che alla prova dei fatti la riforma finisca paradossalmente con il salvataggio dei conti del Sistema sanitario nazionale a spese della popolazione anziana che ne verrebbe esclusa. Inoltre, il principio che un malato cronico non autosufficiente debba pagarsi le prestazioni sanitarie che dovrebbe comunque ricevere, se gli sono dovute per le sue condizioni di paziente, non è accettabile.
L’incremento dell’assegno di accompagnamento è sicuramente un passo avanti per l’assistenza degli anziani, ma riguarderà solo una piccola percentuale di persone e ci sono ancora molte questioni da risolvere riguardo all’assistenza sanitaria e sociale degli anziani non autosufficienti.