Una proposta choc avanzata proprio in questi giorni. Ecco come potrebbe cambiare il mondo delle pensioni in Italia.
Una proposta che mira a modificare i requisiti contributivi per la pensione di vecchiaia e introdurre una maggiore flessibilità nell’età di uscita dal lavoro. Questa idea, avanzata da Alberto Brambilla, presidente del Centro Studi e Ricerche di Itinerari Previdenziali, e Antonietta Mundo, membro del Comitato tecnico scientifico suscita già un grande dibattito.
Sì, perché il tema delle pensioni, da sempre, in Italia è molto caldo. E non solo perché questa proposta arriva nel bel mezzo della stagione estiva. Ma anche perché il dibattito sulle pensioni nel nostro Paese investe sempre diverse componenti e diverse implicazioni.
La politica, infatti, ogni schieramento politico, ha sempre promesso riforme strutturali su questo tema, a cominciare dalla riforma della Legge Fornero, ma, fin qui, è mancato lo scatto che i cittadini si aspettano. Le pensioni in Italia, infatti, sono molto più di una questione di tipo economico, ma vanno a incidere anche sugli aspetti sociali e comunitari. E tanti si aspettano una riforma che riguardi gli aumenti degli assegni pensionistici, ma anche cambiamenti sull’età pensionabile. Oggi, la proposta di cui vi parleremo sta già facendo molto discutere.
Riforma delle pensioni: una proposta di riforma
Attualmente, il sistema pensionistico richiede un’età minima di 67 anni con almeno 20 anni di contributi, oppure 41 anni e sette mesi di versamenti senza requisito anagrafico, ridotti di un anno per le donne. Tuttavia, i dati INPS per il 2023 mostrano che l’età media dei nuovi pensionati è scesa a 64,6 anni, un valore che, pur essendo nella media OCSE, è inferiore alla soglia studiata per mantenere l’equilibrio del sistema previdenziale.
La diminuzione dell’età media dei pensionati italiani è stata favorita dalle varie formule di flessibilità in uscita introdotte negli ultimi anni, come Opzione Donna, Quota 103, APE Sociale, Quota 41 e le pensioni per lavori usuranti. Queste opzioni hanno contribuito ad aumentare il numero dei pensionati italiani, che ora è nettamente superiore alla media internazionale.
Per garantire la sostenibilità del sistema pensionistico, Brambilla e Mundo propongono di mantenere invariata l’età anagrafica necessaria per la pensione di vecchiaia, attualmente fissata a 67 anni ma destinata a salire con l’aumento delle aspettative di vita.
Tuttavia, suggeriscono di aumentare da 20 a 25 gli anni di contribuzione necessari e di richiedere un assegno maturato pari ad almeno 1,5 volte il minimo (attualmente questo requisito è applicato solo ai contributivi puri, ossia coloro che hanno iniziato a versare contributi dal 1996 in poi).
Per quanto riguarda la flessibilità in uscita, la proposta prevede di applicare coefficienti di trasformazione dai 63/64 ai 72 anni. Questa misura mirerebbe a migliorare l’adeguatezza delle pensioni e la durata delle prestazioni, cruciali in un periodo di invecchiamento della popolazione italiana, che potrebbe mettere a rischio la sostenibilità del sistema previdenziale.