Quando sono presenti più eredi, donare o vendere casa ad uno di essi può essere una scelta delicata e contestabile: cosa conviene fare.
La decisione di donare un immobile può essere una scelta significativa, ma è importante considerare le implicazioni legali per evitare dispute future tra gli eredi. Svariati casi hanno più volte evidenziato la complessità di tale decisione e l’importanza di un adeguato consiglio legale prima di procedere ad azioni che, a lungo termine, potrebbero portare a guai seri.
Gli altri eredi possono infatti contestare la donazione di una casa quando ritengono che questa abbia leso la loro quota di legittima. La legge italiana assegna ai parenti più stretti (coniuge, figli e in mancanza di questi, genitori) una quota minima del patrimonio del defunto, chiamata ‘legittima’. Se una donazione fatta in vita riduce questa quota, gli eredi legittimari hanno il diritto di contestare l’atto.
Nella città di Cesena, Rita si trova di fronte a un dilemma: desidera donare la casa in cui attualmente risiede al figlio che si prende cura di lei, escludendo gli altri figli che mostrano meno interesse. Tuttavia, ha timori legati alla possibilità che gli eredi esclusi possano contestare la donazione una volta che lei non sarà più presente.
Vendita o donazione della casa all’erede: il consiglio dell’avvocato
Secondo l’avvocato Maria Rossi, della rubrica ‘La legge in tv’, la legge italiana prevede che una donazione può essere impugnata dagli eredi con un’azione di riduzione delle quote di legittima entro dieci o venti anni dalla morte del donante. Questo aspetto rende le donazioni, se non pianificate correttamente, vulnerabili a contestazioni legali.
L’avvocato, che risponde ad una lettrice di DiPiùTv, consiglia di considerare la vendita dell’immobile al figlio anziché la donazione. Secondo la stessa, una vendita regolarmente documentata e con un impegno di assistenza continua da parte del figlio può offrire una maggiore protezione legale rispetto alla semplice donazione, soprattutto in caso di ipotetiche controversie da parte degli altri eredi.
Questo perché una vendita reale, e non simulata, è più difficile da contestare in tribunale. Tuttavia, ad essere importante è anche la procedura con cui avviene: affinché la vendita sia valida, è essenziale che sia redatta da un notaio e che siano rispettati tutti gli obblighi fiscali previsti per l’acquisto come prima o seconda casa.
Questo tipo di approccio non solo protegge il diritto di Rita di scegliere il beneficiario della sua proprietà, ma riduce anche il rischio di contenziosi tra i suoi eredi.
A tal proposito, come sottolinea l’avv. Rossi: “consiglio di far redigere da un notaio un atto di cessione dell’immobile con l’obbligo di mantenimento a carico del figlio, il quale si impegnerà a fornirle assistenza materiale e morale fino alla sua morte. In questo modo, suo figlio non dovrà pagare il prezzo dell’abitazione, ma solamente le tasse previste dalla legge per l’acquisto di una prima o seconda casa”.
Oltre a non rappresentare un costo eccessivo per l’erede, questa disposizione impedirà agli altri eredi di contestare la vendita, con l’eventuale accusa che sia stata simulata.