Digitale terrestre, ora è caos telecomandi: cosa sta succedendo e accadrà

Confusione e polemiche intorno ai telecomandi per il digitale terrestre. Piovono critiche per le recenti decisioni. Di che si tratta.

Sembra non esserci pace per il digitale terrestre, alle prese con sintonizzazioni e apparecchi non in grado di ricevere e decodificare il nuovo segnale DVB-T2. Ora però le polemiche non sono dirette contro questa innovazione che avanza ormai in maniera inesorabile.

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Digitale terrestre, ora è caos telecomandi: cosa sta succedendo e accadrà – abruzzo.cityrumors.it

Le critiche sono per le recenti decisioni prese dall’AGCOM (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) italiana che investono la produzione e la dotazione dei telecomandi degli apparecchi televisivi smart nel nostro Paese. Non si tratta di una sterile polemica, ma di una discussione che vede opposti costruttori e non solo, come vedremo, e un’autorità pubblica italiana. Questo scontro comunque è il riflesso di quanto accade a livello globale, tra autorità nazionali e multinazionali elettroniche e del digitale.

Digitale terrestre, cosa succede intorno ai telecomandi in Italia

Con una recente delibera l’AGCOM ha imposto ai produttori di telecomandi tv e di apparecchi televisivi smart di modificare i loro prodotti, obbligando i costruttori di televisori di dare spazio ai cosiddetti Servizi di interesse generale (SIG). Questa è la drastica soluzione al problema della prominence per telecomandi e tv smart.

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Digitale terrestre, cosa succede intorno ai telecomandi in Italia-Abruzzo.cityrumors.it

La prominence è la priorità che un canale ha in un telecomando. A livello mondiale i produttori di smart tv e telecomandi privilegiano nei loro prodotti le piattaforme di streaming a scapito delle televisioni tradizionali di tutti i tipi dal cavo, al satellite, al digitale. Inoltre hanno stretto accordi precisi con le grandi industrie dello streaming. Così nei telecomandi fabbricati per le smart tv non ci sono più tasti numerici come in passato.

Ci sono invece tasti di scelta rapida per aprire le applicazione delle piattaforme streaming, che pagano i produttori per essere presenti sui telecomandi. Quindi gli utenti delle smart tv  possono solo passare dalla home del sistema operativo per decidere cosa vedere.Inoltre le home di questi sistemi sono studiate per rendere più semplice scegliere le piattaforme streaming che la tv tradizionale.

Altro effetto della scomparsa dei tasti numerici è l‘impossibilità dello zapping. L’AGCOM è intervenuta sulla questione,imponendo con una delibera ai costruttori di smart TV e telecomandi, di vendere almeno un telecomando con tasti numerici per apparecchio tv. Alla pressione di questi tasti, la tv deve passare automaticamente al digitale terrestre, anche in quel momento è in funzione una piattaforma streaming.

In più, deve essere presente un‘icona nella home del sistema operativo della televisione smart per passare alla televisione digitale. Il problema delle piattaforme è che sono a pagamento e non prevedono programmazione news di interesse generale, se non in minima parte. Le reazioni dei costruttori e dei rappresentanti in Italia dei big dei servizi online, associati a Confindustria, non sono mancate, sostenendo che la delibera rischia di isolare l’Italia dal mercato globale delle smart tv, con un aumento dei costi per gli utenti.

Creare dei prodotti solo per il mercato italiano, secondo le indicazioni dell’AGCOM, significa determinare dei costi aggiuntivi e limitare il numero delle innovazioni che arrivano nel paese, penalizzando lo sviluppo del settore. La polemica è appena all’inizio, la delibera dovrebbe entrare in vigore da fine anno, ma c’è da credere che ci saranno presto novità.

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