Debiti, i beni che l’Agenzia delle Entrate può pignorare e quali no. Scopriamolo insieme, e in pochi minuti
Tante le novità che sono state apportate a questa branchia della legislazione al fine di tutelare il debitore. Lo scopo è quello di garantirgli la sopravvivenza. La domanda adesso, quindi, è soltanto una: da quale somma scatta il pignoramento? Le regole sul pignoramento effettuate dal fisco son infatti diverse da quelle in vigore per i creditori privati.
La normativa a riguardo è stata fortemente modificata con il D.L. 60/2013 conosciuto con il nome “Decreto del Fare”. Con questi cambiamenti, alcuni beni dei debitori sono diventanti impignorabili al fine di garantire loro il minimo indispensabile. Una manovra questa giudicata indispensabile dove i nefasti eventi che hanno visto imprenditori togliersi la vita dopo aver ricevuto cartelle esattoriali esorbitanti.
Non si tratta quindi di un intenerimento della legge verso queste persone inadempienti ma piuttosto del modo di riscuotere il dovuto senza ridurli in stato di povertà estrema e togliere loro ogni speranza di sopravvivenza. Quanto, può, dunque recuperare da un debitore l’Agenzia delle Entrare. Cerchiamo di approfondire il tutto per capire meglio.
Agenzie delle Entrate, ecco cosa ti può pignorare
In primis, occorre subito precisare che l’Agenzia delle Entrate non è l’organo che fa i pignoramenti. Questo compito spetta all’Agenzia Entrate Riscossione a cui è stato dato l’incarico di riscuotere i crediti dello Stato. L’Agenzia delle Entrate ha il solo compito di accertare le violazioni tributarie e poi notificare gli accertamenti fiscali.
A quel punto l’Agenzia Riscossione Entrate invia al contribuente inadempiente la cartella esattoriale e il debitore avrà 60 giorni di tempo per saldare il tutto o chiedere una rateizzazione. Trascorso il suddetto lasso di tempo, l’Esattore può avviare la procedura di pignoramento.
Ma quali beni l’Agenzia Riscossione Entrate può pignorare al debitore che non ha liquidità per saldare il debito? È bene specificare immediatamente è considerata impignorabile la prima casa se non si tratta di una abitazione di lusso e il debitore non abbia quota di possesso di altri immobili.
Nel caso in cui anche una delle sopra condizioni non siano soddisfatte, L’Ente Riscossione dell’Agenzia delle Entrate può pignorare la prima casa solo se il debito è maggiore di 120 mila euro oppure il valore complessivo del patrimonio immobiliare sia superiore a 120 mila euro. In alternativa l’esattore può mettere un’ipoteca sulla prima casa.
Altri beni impignorabili sono i sostegni ai poveri e l’assegno di accompagnamento. Beni pignorabili sono, perciò, lo stipendio e la pensione ma solo in una piccola percentuale, il conto corrente, l’auto, canoni di locazioni per affitti in corso, quote di società, risarcimenti del danno vantati verso terzi, crediti verso terzi per fatture già emesse.
Sulla base di quanto sopra illustrato, una riforma piuttosto recente ha previsto quello che viene chiamato “Discarico automatico della cartella dopo 5 anni” se l’Agente di Riscossione scopre che i pignoramenti non possono sortire effetti. Questo è il caso delle aziende fallite e dei nullatenenti.
Ovviamente le informazioni contenute nel presente articolo non possono sostituire in alcun modo il parere di un professionista. Esse possono essere solo un’indicazione.