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Economia e Finanza

Concordato preventivo di 2 anni per evitare i controlli del Fisco: il tariffario dei costi da sostenere

Si torna a parlare di concordato preventivo biennale: i titolari di partita IVA devono rispettare alcuni limiti per evitare i controlli del Fisco.

Il concordato preventivo biennale non è altro che una sorta accordo istituzionalizzato tra l’Agenzia delle Entrate e i titolari di partita IVA. La soluzione, promossa dal Governo Meloni, stabilisce preventivamente quali saranno le imposte dovute per un periodo di due anni. E durante questo tempo, la base imponibile su cui calcolare le tasse deve rimanere fissa. Proprio in quest’ottica il concordato preventivo può offrire alcuni vantaggi alle partita IVA.

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Il primo vantaggio concerne la certezza fiscale, nel senso che i contribuenti con partita IVA potranno conoscere in anticipo l’importo delle tasse da dover pagare da qui a due anni. E, quando si tratta di imposte e debiti con lo Stato, è sempre meglio poter pianificare, evitando spiacevoli sorprese.

L’altro grande vantaggio sta nel fatto che la base imponibile rimane costante per un biennio, rendendo così più raggiungibile l’idea di stabilità finanziaria e riducendo i rischi di contenziosi con l’Agenzia delle Entrate. Inoltre sono previsti pagamenti agevolati: rate più dilazionate e gestibili, piani ad hoc di pagamento, eccetera.

Ma cosa succede se una partita IVA non rispetta questo patto con l’AdE? In caso di trasgressione delle regole imposte tramite il concordato preventivo biennale, il Fisco può attuare controlli più serrati, negare i benefici concessi e aprire un nuovo contenzioso.

Concordato preventivo biennale: arriva il tariffario dei commercialisti

E, si sa, non è mai un bene quando l’Agenzia delle Entrate decide di avviare controlli, che spesso sfociano in procedure di recupero delle imposte non pagate, sanzioni, interessi da versare e, nei casi più gravi, azioni legali. Un’altra conseguenza del mancato rispetto del passo è la revoca del concordato, con richiesta di pagamento immediato delle imposte dovute per l’intero periodo.

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Le regole alla base del concordato preventivo biennale stabiliscono ovviamente anche i criteri per il calcolo della proposta. Per l’elaborazione e l’adesione alla proposta di concordato preventivo si terrà conto dei redditi dichiarati per il periodo di imposta al 31 dicembre 2023.

Poi, nella misura del 50%, del maggiore reddito individuato. Inoltre, la proposta terrà conto gradualmente dei redditi dichiarati nei periodi di imposta precedenti.

Varie associazioni dei commercialisti sono attualmente al lavoro per integrare i loro tariffari. L’Istituto nazionale dei tributaristi ha già creato uno strumento che facilita il calcolo, utilizzabile dai propri associati. Ciò significa che i commercialisti si faranno pagare.

Quindi se una partita IVA vuole accedere al concordato deve pagare un tot al commercialista. Il patto va infatti preparato, e per farlo ci vogliono dei software specifici, che i sostituti di imposta ritengono costosi.

Giuseppe F.

Napoletano che vive e lavora a Roma ma tifa Inter. Scrivo per professione e diletto. Ho collaborato con varie riviste culturali e siti online, corretto bozze ed editato o riscritto libri. Mi piacciono la filosofia medievale, i film horror anni ’70 italiani e la musica krautrock. Idolo calcistico: Ivan Zamorano