Come molti datori di lavoro hanno riportato, alcune figure professionali come camerieri, muratori e commessi sembrano essere diventati “introvabili”.
In Abruzzo si è alla continua ricerca di camerieri, commessi, cuochi, muratori, addetti alle pulizie che però, da un po’ di tempo a questa parte, risultano introvabili secondo i datori di lavoro, che stanno faticando a sopperire alla mancanza di mano d’opera. Situazione che ha colpito tutto il territorio italiano, dalla pandemia in poi.
L’Abruzzo porta purtroppo sulle spalle, un primato tra le regioni del centro-sud Italia: si tratta infatti della regione che, più di altre, lamenta la mancanza di mano d’opera specializzata. A condurre la file tra le province con più necessità ci sono L’Aquila e Chieti, entrambe con un’incidenza percentuale del tasso di disoccupazione del 43,6%. Seguono Pescara e Teramo.
Manca personale in Abruzzo
L’Ufficio Studio della Cgia, tenendo conto della periodica indagine Excelsior condotta presso gli imprenditori italiani dall’Unioncamere-Anpal, ha rilevato le prime 50 categorie professionali di difficile reperimento. L’Abruzzo è inoltre la regione del cnetro-sud Italia che, più di altre, sta soffrendo queste mancanze, specialmente nelle province di L’Aquila e Chieti.
A mancare sono soprattutto queste cinque categorie: camerieri, commessi, cuochi, muratori, addetti alle pulizie. Le categorie fanno ovviamente riferimento a tutto il territorio nazionale e sono divise in blocchi: il primo blocco è formato da saldatori ad arco elettrico, medici di medicina generale, ingegneri elettronici/telecomunicazioni, intonacatori e dirigenti d’azienda. In 8 casi su 10, la ricerca di queste figure si rivela un fallimento.
Il secondo blocco: i meccanici collaudatori, gli infermieri/ostetriche, i tecnici elettronici, i tappezzieri e i materassai, gli operai addetti a macchinari per la filatura e bobinatura, i saldatori e i tagliatori a fiamma, gli ingegneri elettronici, gli elettrotecnici e gli operai addetti ai telai meccanici per la tessitura e maglieria. In 7 casi su 10, la ricerca di queste figure si rivela un fallimento.
Chieti e L’Aquila si rivelano, tristemente, le province del centro-sud italia con la maggiore percentuale di disoccupazione, toccando entrambe la percentuale del 43,6%, seguite da Caltanissetta al 40,5%, Cagliari con il 39,2%, Brindisi e Sassari con il 39%, Siracusa con il 38,8%, Isernia, Matera e Pescara con il 38,5%, Benevento con il 38,1%.
L’incidenza percentuale delle difficoltà di reperimento di personale professionale, dal 2017 a oggi è quasi raddoppiata. Di mezzo ci sono diversi fattori, come la pandemia e l’innalzamento del costo della vita. Come riporta la Cgia, questi dati nei prossimi anni, sono destinati a salire ulteriormente.