I permessi per la Legge 104 sono cambiati dietro ad alcuni provvedimenti. Le nuove disposizioni devono essere seguite da subito: ecco quali sono le ultime novità.
Il nostro ordinamento giuridico sancisce a livello costituzionale la rilevanza degli esseri umani come individui sociali. Da qui la necessità di introdurre la Legge 104 nel febbraio del 1992, dove il legislatore ha come obiettivo quella di assicurare un sostegno adeguato sia agli individui con disabilità che ai suoi familiari chiamati a prendersi cura di loro.
I destinatari della Legge 104 possono usufruire di una serie di agevolazioni, come le detrazioni fiscali del 19% e l’Iva agevolata al 4% per l’acquisto di supporti tecnici e informatici.
Una menzione speciale su questo argomento deve essere concessa ai permessi retribuiti che possono essere richiesti secondo quanto stabilito all’art.33 comma 3. Tuttavia, per fare luce sui diritti e limiti che gravano sul lavoratore e sulla lavoratrice, che devono assistere un familiare invalido, ci ha pensato la Cassazione con una nuova ordinanza.
La Suprema Corte, con l’ordinanza n. 26417 di giovedì 10 ottobre 2024, ha preso una decisione netta dietro un caso ben specifico di una lavoratrice che era stata licenziata per abuso dei permessi di Legge 104 perché durante le ore di permesso svolgeva altre attività, oltre ad occuparsi del padre invalido. La lavoratrice ha deciso così di impugnare il recesso detoriale e si è rivolta alla magistratura.
Ed è così che è stato sottolineato che non si può licenziare un lavoratore che svolge altre attività durante il permesso 104. Nel dettaglio, la Cassazione ha messo in evidenza che ogni attività deve essere valutata in rapporto al contesto, così da capire se si può parlare di abuso dell’agevolazione o meno.
In sostanza, in tutti e tre i gradi di giudizio, la lavoratrice ha visto le sue ragioni riconosciute e il datore di lavoro è stato costretto a reintegrarla sul posto di lavoro.
Nel caso specifico, la lavoratrice aveva provato che le attività compiute erano svolte per tutelare al meglio la salute del suo familiare invalido. In sostanza, andare agli uffici postali, fare la spesa al supermercato, recarsi in farmacia e prendere gli appuntamenti dal dottore erano attività funzionali per curare il disabile.
In questo modo, la Corte di Cassazione ha ribadito che l’assistenza al disabile si attua sia con la cura diretta che con attività esterne che l’invalido non può svolgere da solo.