Commercialisti sul piede di guerra e contribuenti terrorizzati: tutti stanno ricevendo una lettera dell’Agenzia delle Entrate. Vediamo di cosa si tratta.
Tra le tante lettere che non vorremmo mai ricevere il primato se lo aggiudicano le missive provenienti dal Fisco: basta solo leggere le tre parole “Agenzia delle Entrate” per iniziare a tremare e a temere il peggio. Eppure in questi giorni milioni di italiani stanno ricevendo una comunicazione davvero molto pesante. La comunicazione non solo fa tremare i contribuenti ma fa preoccupare anche i commercialisti i quali si sono già detti pronti a dare battaglia se sarà necessario.
L’Agenzia delle Entrate, infatti, con tale missiva parla di modificare un punto chiave, un elemento determinante nel calcolare le imposte da pagare. E quando si parla di tasse il rischio di trovarsi nei guai anche senza volerlo è altissimo. Secondo i sindacati e i commercialisti le lettere che stanno arrivando ai contribuenti non sono informative ma intimidatorie e il Fisco starebbe, quindi, facendo pressioni ingiustificate e ingiustificabili.
Lettere “minatorie” da parte del Fisco: ecco chi rischia grosso
Milioni di contribuenti stanno ricevendo lettere da parte dell’Agenzia delle Entrate e, a detta di sindacati e commercialisti, tali lettere avrebbero toni minatori più che informativi. Il Fisco, in pratica, starebbe facendo pressioni affinché i lavoratori accettassero un cambiamento molto importante sul calcolo delle imposte. Di seguito vediamo tutto nei dettagli.
Le lettere stanno arrivando a circa 3 milioni di persone che hanno una Partita Iva a regime forfettario. Il regime forfettario è un regime agevolato che consente di non pagare l’IVA e di pagare una “flat tax” sull’Irpef che corrisponde al 5% per i primi 5 anni dall’apertura della P. Iva e poi sale al 15% e resta tale per sempre. Possono godere di queste agevolazioni solo i liberi professionisti con un reddito annuo lordo non superiore agli 85.000 euro.
Le lettere dell’Agenzia delle Entrate sono finalizzate a fare in modo che i liberi professionisti aderiscano al Concordato Preventivo proposto dal Governo Meloni. La scadenza per aderire a questo strumento è il 12 dicembre ma, per il momento, si sta rivelando un flop e di sicuro non porterà a mettere insieme i 2,5 milioni di euro auspicati dal Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Soldi che, nelle intenzioni dell’Esecutivo, dovevano servire ad abbassare l’Irpef per i lavoratori dipendenti portando la seconda aliquota dal 35% al 33%.
Aderire al Concordato preventivo ha sicuramente dei vantaggi: il contribuente sa già in anticipo quante tasse dovrà pagare per i prossimi 2 anni ed eviterà controlli da parte del Fisco. Tuttavia c’è un altro aspetto da considerare: le tasse che si pagheranno non saranno basate sull’effettivo fatturato ma su guadagni ipotetici calcolati dal Fisco in base a studi di settore. Dunque aderire è un po’ una scommessa: si possono pagare meno tasse del dovuto ma si corre il rischio di doverne anche pagare di più.
Per questa ragione molti liberi professionisti hanno scelto di non aderire e l’Agenzia delle Entrate ora sta inviando milioni di lettere per “invitarli” a ripensarci valutando attentamente tutti i vantaggi che si potrebbero ottenere. Secondo commercialisti e sindacati, però, queste lettere metterebbero troppa pressione e non favorirebbero il raggiungimento dell’obiettivo.