Chieti. L’Ance di Chieti ha convocato gli Stati Generali dell’Edilizia della provincia per discutere sullo stato del settore delle costruzioni definito “moribondo a causa della burocrazia e della tecnocrazia negli Enti locali”.
“Molti lavori – ha detto Angelo De Cesare, presidente Ance Chieti – sono stati affidati ad Aziende che non sono né della città di Chieti, né della provincia ed in molti casi nemmeno della regione. Nell’unico lavoro che ho fatto qui non ero nemmeno stato invitato. Questa città, chiamata città della camomilla, vuole dire basta. Noi aspettiamo delle risposte, certe risposte per noi ce le devono dare la politica. Questa situazione non la possiamo più accettare. Io devo difendere il sudore ed il lavoro dei miei antenati. Io sono più contento di essere il presidente dei costruttori di Chieti che il vicepresidente nazionale. Io ho girato tutta Chieti con la macchina e non ho visto nemmeno un cartello con scritto Di Muzio, Di Cosmo, ecc., un motivo ci dovrà essere. Mi auguro che ci siano delle risposte. Se siamo in presenza di una dittatura io mi ribello. Ci chiediamo come mai non c’è un’Impresa di Chieti capace di lavorare a Chieti. Mi ribello fino all’ultima goccia di sudore e di voce che avrò. Prima quando veniva un’azienda da fuori era un evento e si assisteva ad opere incompiute, senza collaudo, ecc.”.
“Questa è una situazione che non la si regge più – ha affermato il presidente di Confindustria Chieti, Paolo Primavera – spesso avviene in accordo con la parte politica. Si vive alla giornata, i soldi destinati ai lavori pubblici vengono utilizzati per le spese correnti. Oggi non si riesce più a fare programmazione, è allucinante. In questo modo si massacra il tessuto sociale delle imprese ed il territorio. Così a subire danni è l’azienda che è costretta a chiudere. Questo sistema non si può reggere più. Le Istituzioni fanno finta di non capire quando andiamo a bussare, si mostrano pure infastidite. Negli ultimi mesi questa situazione sta precipitando sensibilmente. È assurdo che noi ogni mese dobbiamo rispettare gli impegni mentre dalla parte dell’amministrazione pubblica i pagamenti non si sa quando arrivano”.
Così il vicepresidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Chieti, Elba Iezzi: “E’ ormai chiaro che l’edilizia non può più resistere. Rilanciare il comparto è cosa difficile ma sicuramente sono necessarie varie azioni. Sarebbe necessario: investire sulla sicurezza del territorio a partire dal dissesto idrogeologico; riqualificare e ammodernare il patrimonio pubblico; dare vita a quelle piccole e medie opere funzionali alla riqualificazione delle città; promuovere strumenti finanziari in grado di riattivare il circuito del credito; istituire un fondo di garanzia dello Stato che garantisca i rischi dei mutui per l’acquisto di abitazioni; puntare sulla riqualificazione urbana; agire sugli standard edilizi e la strumentazione urbanistica; proporre, dal punto di vista fiscale, la rottamazione dei ‘vecchi fabbricati’ e la loro sostituzione con edifici di “nuova generazione” di tipo ‘smart’. Lo stato di crisi è ulteriormente aggravato dal fatto che la pubblica Amministrazione non riesce più a svolgere tutte le competenze, serve una rapida sburocratizzazione e maggiore semplificazione. Sarebbe auspicabile il coinvolgimento degli Ordini Professionali in modo da alleggerire la macchina burocratica. Noi professionisti offriamo il nostro contributo in termini di idee e competenze per far si che le autonomie locali tornino ad essere efficaci, snelle e soprattutto le città ritrovino un nuovo slancio di crescita. Il nostro patrimonio di conoscenze è al servizio del futuro di tutta la collettività”.
“Condivido il grido di allarme del presidente Angelo De cesare – ha detto il capogruppo di Scelta Civica in Consiglio Comunale a Chieti, Alessandro Giardinelli – per quanto riguarda l’ostracismo che l’amministrazione Di Primio opera nei confronti delle ditte Teatine che non vengono neanche invitate a concorrere negli appalti proposti dall’Ente comunale. Questo rientra nel sistema del sindaco Di Primio che guarda solo ad interessi della sua parte politica e non agli interessi della comunità, bloccando lo sviluppo e l’occupazione della nostra città. Questi sono i segnali che indicano che la politica del sindaco Di Primio è stata fallimentare è ha fatto regredire l’economia della nostra città che inesorabilmente si va spegnendo. In questi giorni ci sono stati diversi incontri tra rappresentanti delle opposizioni, del mondo del lavoro e della società civile per organizzare l’alternativa politica che possa ridare vita e speranza al nostro territorio”.
Francesco Rapino