“Meglio tardi che mai”. E’ così che l’Api di Teramo, accogliendo la sentenza del Tar della Calabria che rimanda a casa il presidente della Camera di Commercio di Reggio per il raggiungimento dei limiti di mandati, auspica un cambiamento simile anche per i corrispettivi uffici teramani, dove di recente è stato eletto come presidente Giandomenico Di Sante.
“A Teramo, l’attuale presidente”, spiega Alfonso Marcozzi, presidente dell’Associazione piccole e medie industrie, “risulta presente all’interno della giunta camerale dal 15 marzo 1999 a tutt’oggi. Quindi è stato presente nella giunta camerale per ben tre mandati e non poteva essere rieletto all’interno della giunta stessa per il quarto mandato. Al di là delle valutazioni giuridiche, e in tal senso la norma non sembra ammettere diversa interpretazione, eloquente e inconfutabile è la ratio della legge sol che si guardi per analogia all’elezione di sindaci e presidenti delle provincie (ante abolizione) che permette il bis, ma non il tris”.
Inoltre per l’Api, nonostante le diverse denunce presentate, l’ente camerale teramano non si è mai posto il problema sul divieto di cariche all’interno di organi di governo dell’amministrazione a soggetti in pensione, visto che nel direttivo sarebbero diversi i componenti che già godono di questo status. E in particolare è al segretario della Camera di Commercio che l’associazione si rivolge visto che, tra i suoi compiti c’è proprio quello di verificare il rispetto delle regole.
“Tirando le somme”, dice l’Api, “si è forse giunti a uno snodo al quale si sarebbe potuti approdare con il buon senso. E’ ora di porre fine alla deriva monarchica instaurata dai soliti noti. Anche i cardinali a 75 anni decadono dalle loro funzioni, pur restando spesso figure autorevoli e illuminate e perché allora lo stesso criterio non deve valere per un personaggio che si è guadagnato sul campo il titolo di prevosto laico?”.