Heidi, la piccola montanara del cartoon più amato di sempre aveva un segreto davvero sconvolgente, come spiega la sua stessa creatrice.
Vi ricordate di Heidi? Come dimenticare la protagonista assoluta dell’omonimo cartoon che ha accompagnato l’infanzia delle generazioni cresciute tra gli anni 70′ e 80′. Heidi nel frattempo si è fatta grande: a gennaio è caduto il cinquantenario della prima puntata del cartone animato, andata in onda in Giappone nel 1974.
Una storia semplice quella della bimba svizzera, orfana dei genitori, che cresce tra monti che le sorridono e caprette che fanno ciao, accudita da un burbero dal cuore d’oro: il suo saggio nonno. Se tutti (o quasi) conoscono Heidi, decisamente di meno sono gli appassionati della serie animata disegnata da Hayao Miyazaki consapevoli del fatto che la storia originaria della piccola orfanella è contenuta in un romanzo scritto da Johanna Spyri e pubblicato tra il 1880 e il 1881. Insomma, solo la Heidi del cartoon ha cinquant’anni, in realtà quella del romanzo sarebbe ultracentenaria.
Attraverso gli occhi di Heidi il libro, come il cartone animato, descrive il contrasto tra una bucolica montagna e l’operosa città industriale. Un contrasto che esplode quando la zia porta la bimba a Francoforte, dove impara a leggere e scrivere e incontra Clara, la bambina sulla sedia a rotelle che diventerà l’amica del cuore di Heidi. La stessa creatrice di Heidi rivela anche un segreto davvero inaspettato che riguarda proprio la piccola montanara.
Heidi, il segreto shock custodito dalla piccola montanara
Come dicevamo Heidi fa rima con le montagne della Svizzera, col verde estivo dei pascoli e col candido biancore delle nevi invernali. Tutto ci aspetteremmo tranne che avesse origini napoletane. Sì, proprio così. Non a caso il quotidiano partenopeo “Il Mattino” l’ha prontamente ribattezzata “scugnizza di montagna“.
Bisogna sapere infatti che nel primo capitolo del libro di Johanna Spyri il nonno di Heidi viene descritto come un soldato dell’esercito svizzero di stanza nella città del Vesuvio. Un racconto verosimile, visto che reggimenti di soldati svizzeri furono effettivamente aggregati alla truppe borboniche presenti a Napoli tra il 1825 e il 1829, distinguendosi per la resistenza strenua durante la drammatica battaglia di Gaeta del 1860 (anche se non particolarmente ben visti dalla popolazione locale).
Come molti giovani elvetici, anche il nonno di Heidi tentò la fortuna a Napoli e al ritorno dalla città partenopea si presentò in paese con un bimbo al seguito: Tobias, il futuro padre di Heidi, nato proprio a Napoli. Dal racconto della scrittrice svizzera si evince che il nonno fu costretto ad abbandonare rapidamente Napoli. Questo perché durante una rissa in città – non erano pochi gli screzi tra i napoletani e i soldati svizzeri – aveva ucciso un uomo.
Il seguito è noto: Tobias si sposerà e avrà una bambina, la piccola Heidi, che rimarrà orfana di entrambi i genitori ad appena un anno di vita e successivamente verrà accudita dal nonno. Heidi in pratica è figlia di un napoletano e forse qualcosa delle sue origini partenopee spiega i tratti da “scugnizza di montagna” che ne hanno fatto una figura così irresistibilmente simpatica, capace di portare una ventata di imprevedibilità e caos creativo nei mondi così “perfetti” e ordinati – ma decisamente noiosi – delle Alpi svizzere e delle città tedesche.