Alla presentazione, organizzata da Titti Petruzzi Baldassarre, presidente del gruppo Villa Serena, sono intervenuti l’autore Armin Linke, Alessandro Rabottini direttore artistico di MiArt, Antonio Attorre, giornalista e professore universitario e il sindaco di Città Sant’Angelo, Matteo Perazzetti.
Armin Linke si è dedicato alla fotografia da autodidatta, collaborando con gruppi teatrali e attori, musicisti, artisti, designers e stilisti e varie riviste internazionali. Particolarmente interessato al ritratto si è dedicato anche al documentario. Nel 2004 alla Biennale di Venezia gli è stato conferito il premio per la sezione Episodi per l’installazione Alpi e di recente ha esposto nell’ambito degli eventi di Matera Capitale Europea della Cultura 2019.
Una carriera lunghissima con incursioni in tanti ambiti quella di Armin Linke, artista poliedrico che ha partecipato a un numero notevole di mostre – personali e collettive – organizzate nei più importanti musei internazionali. Una sfida, quella di raccontare Città Sant’Angelo, che può dirsi vinta vedendo la qualità e l’intensità della raccolta fotografica del libro. Come spiega Alessandro Rabottini, direttore artistico di Miart, «Linke coglie i segni della vita e della quotidianità, nel senso che non ne magnifica l’immagine nella sua interezza ma si concentra piuttosto su un dettaglio, su uno scorcio prosaico, su quegli oggetti e su quelle situazioni con cui gli abitanti del luogo convivono giornalmente ma che è raro trovino uno spazio di rappresentazione. Oggetti e situazioni che è inusuale siano trasformati in immagini. Davanti alle fotografie di Armin Linke scopro un luogo che non conoscevo. Attraverso la scelta di uno sguardo che potremmo definire “laterale”, infatti, Armin Linke si è tenuto distante, e in modo consapevole, da ciò che non sarebbe stato poi così difficile produrre, ovvero immagini da cartolina di un piccolo centro riconosciuto all’unanimità come uno dei borghi più belli d’Italia, adagiato tra colline punteggiate di ulivi. Le uniche immagini che potremmo ricondurre alla tradizione della veduta idilliaca (e, in un qualche modo, celebrativa) compaiono alla fine del libro».
Il lavoro di Armin Linke immortala l’ingresso dell’Istituto “Bertrando Spaventa” con un festone di carta che recita “benvenuti”, il retroscena del Teatro Comunale, la Sala Consiliare, la soffitta e la sacrestia della Chiesa della Collegiata di San Michele Arcangelo. «Questi luoghi sono ritratti nel loro valore di infrastrutture, ovvero in quanto luoghi che esplicano una funzione e un servizio per la comunità che li vive», spiega ancora Rabottini.
Si affida invece a una diversa sintesi Antonio Attorre, ponendo l’accento anche sui luoghi. «La conoscenza profonda dei luoghi tiene conto di fattori emozionali non meno che di tracce materiali. A Città Sant’Angelo, come in altri centri storici dell’Italia Centrale, bisogna saper cercare cose belle all’interno di chiese, edifici pubblici e privati o comunque in luoghi non museali. Negli affreschi di Palazzo Crognale come nei busti reliquiari, nell’opera del Maestro di Offida nella Collegiata di San Michele o nella settecentesca Chiesa di Santa Chiara, ma anche nel sentimento di appartenenza e nell’orgoglio per un teatro comunale, in certi gesti e certe epifanie del quotidiano colte dall’occhio di Armin Linke. Le fotografie, diceva Susan Sontag, sono una grammatica e, cosa ancora più importante, un’etica della visione».
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