Enrico Berlinguer, il celebre leader del PCI, in Abruzzo si è sempre trovato a casa, avendo trovato in quella terra una comunità che gli era particolarmente vicina. Era solito affermare che la gente d’Abruzzo avesse molto in comune con quella della sua isola natale, la Sardegna: entrambe comunità laboriose, serie e dal carattere rude.
Enrico Berlinguer è stato dal 1972 fino alla sua morte, avvenuta nel 1984, leader carismatico del partito Comunista Italiano. La sua figura è spesso ricordata come una delle più influenti della politica italiana del XX secolo. La sua leadership è stata caratterizzata dall’apertura verso il confronto con le altre forze politiche.
Nacque da lui l’idea del “Compromesso Storico”, un tentativo di stabilire una collaborazione tra il PCI e altre forze politiche al fine di modernizzare e democratizzare l’Italia. Ricordato con affetto sia da avversari sia dagli amici stretti, Berlinguer ha sempre avuto un legame molto forte con l’Abruzzo. Questo legame viene raccontato dalla docufiction “Un compagno di nome Enrico”.
La docufiction che racconta l’amore tra Berlinguer e l’Abruzzo
Di recente, è avvenuta la presentazione della docufiction “Un compagno di nome Enrico” che ha portato in luce questo legame speciale tra il leader comunista e l’Abruzzo. Il film è prodotto dalla Fondazione Abruzzo Riforme ed è stato presentato lo scorso 14 dicembre a Pescara, offrendo uno sguardo approfondito sulla figura di Berlinguer e sul suo rapporto con l’Abruzzo.
Il progetto è di natura sicuramente storica e culturale, tuttavia cerca di proporre una visione più umana e intima di una delle figure più importanti della politica italiana del XX secolo. La realizzazione è stata possibile grazie al cofinanziamento della Struttura di missione per gli anniversari nazionali della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con la direzione di Andrea Sangiovanni e la collaborazione degli sceneggiatori Giallorenzo Di Matteo, Fabrizio Masciangioli e Roberto Mingardi. Il materiale d’archivio raccolto evidenzia la profonda relazione tra Berlinguer e l’Abruzzo, dove è stato capolista per il suo partito nelle elezioni politiche tra il 1972 e il 1982.
Nel film vi è la testimonianza diretta di numerosi ex dirigenti e militanti del PCI, così come di persone che avevano conosciuto Berlinguer personalmente. Le testimonianze hanno dipinto un ritratto intimo del leader comunista, evidenziando il suo carisma e l’influenza che esercitava sulle persone, specialmente nei momenti cruciali delle lotte sindacali.
La produzione è stata curata da Mac Factory con i contributi di Rai Teche, Rai Abruzzo, History Lab e l’Archivio audiovisivo del Movimento operaio e democratico, e beneficia delle riprese e del montaggio da parte di professionisti come Andrea D’Amico e di musiche originali composte da Paolo Bianchi.
La dimensione personale del progetto è evidenziata anche dalla presenza di Maria, la figlia di Berlinguer, giornalista del quotidiano La Stampa, e sottolinea l’importanza di ricordare non solo il leader politico, ma anche, se non soprattutto, l’uomo Berlinguer.