“Ci sono voluti 26 anni, forza, costanza e la giusta distanza per raccontare l’attività e le opere di mio padre”. E’ il regista Marco Chiarini, figlio del pittore e curatore insieme a Umberto Palestini, direttore dell’Accademia delle Belle Arti di Urbino, della mostra ospitata dalla Pinacoteca civica di Teramo, a introdurre la prima antologica dell’artista Alberto, scomparso prematuramente nel 1988.
Centoventi opere, dalle prime sperimentazioni durante il periodo dell’Accademia di Roma, al sodalizio con con Guido Montauti, dall’avanguardia del gruppo “Il pastore bianco” fino alle opere della maturità, la mostra consente di rivivere tutto il percorso umano e artistico di uno dei protagonisti del panorama culturale teramano.
Angoli della città da Chiarini tanto amata, così come la sua vena polemica, con alcune opere della contestazione, la figura femminile e le acqueforti e le litografie e il torchio calcografico usato dall’artista per la stampa dei suoi lavori.
“Grazie al contributo di Umberto Palestini”, ha aggiunto Marco Chiarini, “è stato possibile allestire questa antologica con oggettività e il necessario distacco”.
Un percorso ampio, sviluppato su più sale, con dipinti, grafiche e immagini provenienti da collezioni private e pubbliche, oltre che dalla stessa famiglia, che permette di conoscere a fondo il racconto della vita e la maturazione artistica di questo pittore teramano.
La mostra è stata promossa dagli stessi familiari, con il contributo dell’associazione culturale “Il pastore bianco” e sarà visitabile nella Piacoteca civica fino al 25 gennaio ed è arricchita da un prezioso catalogo che contiene anche alcune testomonianze di giornalisti e personalità della cultura teramana.