Teramo. Il 20 Novembre a Teramo ci sarà il primo appuntamento dell’Alzheimer caffè. Un luogo di incontro per le persone malate di Alzheimer ed i loro familiari, dove trascorrere due ore in compagnia di altre persone per condividere i propri pensieri e sentimenti con il supporto di esperti, per saperne di più sulla malattia e ricevere utili consigli su come convivere con essa.
Gli incontri si terranno ogni due settimane presso i locali dell’Associazione Teramo Nostra, via Fedele Romani, 1 a Teramo. La partecipazione è gratuita ed è aperta ai malati di Alzheimer, ai loro familiari e caregivers.
L’iniziativa è patrocinata dalla Federazione delle Associazioni Alzheimer Italia e dall’associazione culturale Teramo Nostra. Condurrà gli incontri la psicologa Lucia Serenella De Federicis. Interverranno gli psicologi e psicoterapeuti Claudia Ruotolo e Daniele Irto.
Sono previsti due incontri al mese fino a febbraio 2015.
Il primo esperimento in Abruzzo è stato realizzato lo scorso anno ad Ortona.
Alzheimer caffè: dal Corriere della Sera
“In Olanda, dove sono nati nel 1997, gli Alzheimer Cafè hanno raggiunto la ragguardevole cifra di 220. Oggi sono diffusi in Europa, Stati Uniti, Canada, Australia e anche nelle ex Antille olandesi. Nel nostro Paese ne sono stati aperti ormai più di 100 in base alla mappatura che FederAlzheimer (organizzazione nazionale di volontariato dedicata alla malattia) sta cercando di realizzare (per segnalazioni www.alzheimer.it), ma il loro numero continua ad aumentare. Di che cosa si tratta? «L’Alzheimer Cafè è un vero e proprio locale pubblico, un luogo dove le persone con demenza, le loro famiglie e le figure professionali si incontrano una volta al mese – spiega Bere Miesen, psicogerontologo ideatore del modello -. L’incontro si svolge in una data e ad un’ora stabilite, e si basa su un formato standard. Non c’è bisogno di prenotare, si può andare e venire come meglio si crede, cibo e bevande sono a disposizione, è possibile ascoltare musica, parlare delle proprie esperienza e difficoltà, e trovare un orecchio che ascolta». In Italia, il modello Miesen è servito come spunto, ma ogni realtà lo ha poi adattato alle diverse esigenze.