Castellalto. E’ a Castelbasso che si terrà fino alla settembre una mostra tutta nuova. Protagonisti: Giorgio Morandi e Vincenzo Agnetti in “Differenza e Ripetizione”, a cura di Andrea Bruciati.
Le opere sono esposte sui tre piani del Palazzo De Sanctis, nel cuore del borgo medievale, già famoso per essere stato lo scenario di diversi eventi culturali. Il borgo non si spegne, come ha sottolineato il curatore, durante l’inaugurazione del 23 Luglio. Ed è così che vengono presentati Morandi e Agnetti, due artisti che hanno, in realtà, ben poco in comune ma tanto da raccontarsi. Giorgio Morandi è uno dei maggiori esponenti della pittura italiana novecentesca, uno degli incisori mondiali del secolo. Conosciutissimo per le sue nature morte, la cui fama, appunto, lo associa a vasi, caffettiere e bottiglie, egli è legato ai futuristi e diventa uno dei massimi interpreti della scuola metafisica. Giorgio è di facciata surreale ma profondamente reale.
Vincenzo Agnetti si occupa di arte concettuale, vicino a Piero Manzoni. L’artista è parecchio pessimista, da qui, al centro dei suoi capolavori: alienazione, incomunicabilità, afasia. Due linee parallele, quindi. Cosa li porta insieme a Castelbasso?
Morandi dà oggetto ad elementi costitutivi, Agnetti fa un atto morale con la sua opera universale. Morandi è statico per natura, tant’è che non si sposterà mai troppo da Bologna; Agnetti è dinamico sicché arriva ai graffiti e alle foto.
Quest’ultimo sapeva chi era Morandi ma ciò che vuole è individuare una nuova strada di interpretazione capace, seppur attraverso frasi enigmatiche, di uscire dalle omologazioni e dalla società di massa.
“Considera l’assenza dell’amore innamorante
L’assenza del presente
Della storia dell’utopia
[…]
Considera una vita presente
Da quando iniziò la morte assente
Una assenza dettata come fine della fantasia
Come la fuga il silenzio l’ascoltazione”
Agnetti è l’artista che tende ad essere invasivo, non ha problemi ad esporre il proprio pensiero, come dimostra l’intervento diretto della personalissima grafia sull’opera. Eppure, sempre cosciente di non possedere reali soluzioni.
Cinquanta opere, quindi, diciotto appartenenti a Morandi tra tele, acquerelli e carta, e trentadue di Agnetti figlie degli ultimi dieci anni della sua vita.
La mostra, nel suo complesso, li tiene vicini in un abbraccio dolcissimo.
L’idea viene fuori dal saggio “ Differenza e Ripetizione “ di Deleuze, in cui la ripetizione non è altro che il ripetersi della differenza che differisce sempre da se stessa o che si riduce a somiglianza.
“Ciò che si ripete non è l’identico ma l’identico è il ripetersi di ciò che si ripete: la differenza”. Originalità, ritmo e vitalità, come cantava qualcuno.
La mostra resterà aperta tutta la settimana, escluso il Lunedì, dalle 19.00 a mezzanotte.
Chiara Buoni