Sulmona. Si è svolta nei giorni scorsi, in un’affollata sala conferenze della Comunità Montana, la presentazione della ristampa del pamphlet “Who Killed Carlo Tresca?”, edito nel 1947 dal Tresca Memorial Committee di New York.
Ad illustrare la figura, le opere e i dettagli sull’assassinio irrisolto dell’agitatore sulmonese sono stati i professori Mauro Canali dell’Università di Camerino e Martino Marazzi dell’Università Statale di Milano, coordinati da Francesco Susi dell’ Università Roma Tre, con il patrocinio della CGIL e del Centro Studi Carlo Tresca di Sulmona.
Alto un metro e ottanta per centoquattro chili, l’antifascista con tendenze anarchiche Carlo Tresca, amava vestire in maniera elegante indossando spesso un cappello a falde ampie. E’ questa la descrizione fatta da uno dei tanti informatori FBI che lo pedinavano costantemente in America. Il giornalista editore si trovava in America perché condannato in Italia per diffamazione a mezzo stampa dopo aver denunciato le malefatte di clero e nobiltà nel 1904 sulle pagine del “Germe”, il quotidiano di cui era editore. Tresca aveva scelto di andare in esilio negli Stati Uniti dove continuò a impegnarsi politicamente al fianco di associazioni operaie e circoli della sinistra americana.
Quella di ieri ha rappresentato l’evento conclusivo di una serie di iniziative per ricordare la figura di questo sulmonese illustre, dopo la deposizione di una corona d’alloro sul busto a lui dedicato in città e la drammatizzazione di un’ ipotetica chiacchierata nella redazione del giornale “il Martello” scritta da Concettina Falcone Salvini.
Resta aperto il mistero sulla sua uccisione ed è tuttavia auspicabile che questo settantesimo anniversario dalla morte sia un’occasione per dare anche in futuro a Carlo Tresca la considerazione che merita.
Giorgia Mazzotta