L’Aquila. Si è tenuto ieri pomeriggio, in Piazza d’Arti, il seminario “Discriminazione e razzismo”: l’iniziativa, realizzata nell’ambito del progetto “La città che sPiazza- bando emergenza Abruzzo”, ha dato modo di far luce sull’esistenza e la tipologia di parametri di discriminazione sociale, talvolta tanto spontanei e radicati nella società da essere occulti, e sulle politiche di giustificazione e di attuazione della sperequazione.
La presenza di Dario Botti, biologo dell’Università degli Studi di L’Aquila, ha consentito di fare una panoramica generale sulle teorie di esistenza della razza nel genere umano che, avanzate a partire dalla seconda metà del XVIII secolo e declinate ad oggi sotto forma di studi sul patrimonio genetico, si sono avvalse dell’autorevolezza di parametri pseudoscientifici per fondare politiche di discriminazione e di una logica in cui una componente dominante esercita una coercizione su una componente dominata. Nonostante l’aberrazione delle politiche razziali attuate dai regimi che hanno portato allo sterminio di intere popolazioni, alcuni pericolosi stereotipi sono tuttora fortemente radicati nelle coscienze individuali pur non essendo meccanismi consapevoli: la spontaneità e la consequenzialità di alcuni pregiudizi non raggiungono il livello della consapevolezza, rimanendo occulti meccanismi di difesa della componente “forte” della società.
La seconda direttiva di riflessione è stata volta ad un’analisi storica del fenomeno discriminatorio: Roberto Lettere, sociologo del Centro Internazionale Crocevia sede Abruzzo, ha consentito la riflessione su vecchie e nuove forme di discriminazione e su possibili percorsi di integrazione e sviluppo nella società italiana e in quella aquilana. L’aumento progressivo della popolazione immigrata necessita di logiche che tengano conto della variegata composizione sociale in vista del raggiungimento di un fine comune, quella dello sviluppo e del benessere collettivo.
Ancora una volta Piazza d’Arti vuole proporsi alla città come luogo di incontro e di produzione della cultura, intesa come motivo di incontro e di scambio di idee: le 18 associazioni presenti nell’area, grazie all’organizzazione di eventi artistici e incontri incentrati su tematiche fondanti del sociale, tentano di ritessere piccoli spazi di condivisione culturale in una città fatta ormai di brandelli anonimi, che ha perso i suoi riferimenti di orientamento vitali nella logica di un territorio. L’obiettivo è quello di promuovere una cittadinanza attiva, protagonista del processo di ricostruzione e pronta a confrontarsi sui temi della legalità, dell’educazione ambientale, dell’accoglienza delle categorie svantaggiate, della valorizzazione della diversità e del confronto.
Elisa Giandomenico