L’Aquila. L’utilizzo di osservazioni sperimentali, eseguite con la strumentazione dell’Osservatorio Atmosferico di CETEMPS (Responsabile Prof. Vincenzo Rizi) e di modelli numerici sviluppati dal Gruppo di Ricerca del Prof. Giovanni Pitari del Dipartimento di Scienze Fisiche e Chimiche dell’Università Degli Studi dell’Aquila, ha permesso di analizzare l’impatto radiativo della sabbia del Sahara (o polveri sahariane) trasportata alle nostre latitudini dalla circolazione atmosferica.
Tale studio è stato pubblicato recentemente su un’importante rivista scientifica, il Journal Geophysical Research-Atmosphere http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/2014JD022875/abstract]. La copertina del volume di Aprile della rivista stessa richiama il lavoro dei ricercatori aquilani.
La sabbia del Sahara può essere trasportata, in atmosfera, anche a diverse migliaia di chilometri, e non è strano trovarla in Amazzonia come in Nord-Europa.
Sulla penisola Italiana, questi episodi di trasporto sono abbastanza frequenti: in queste occasioni, tutti abbiamo notato il deposito della sabbia, per esempio, sulle auto dopo qualche temporale.
Lo studio delle polveri sahariane è di notevole importanza, sia per via del loro potenziale impatto sul clima che per quello sulla salute pubblica.
L’impatto climatico, oggetto della pubblicazione, è generato dagli effetti che tali polveri hanno sulla trasmissione della radiazione solare visibile-infrarossa e di quella planetaria, mediante processi di diffusione e di assorbimento.
Il possibile impatto sulla salute umana deriva dalle loro peculiarità di forma e composizione: sono particelle piccolissime e la loro concentrazione contribuisce ai livelli ambientali di PM2.5 e PM10. Per questo motivo, lo studio di questi fenomeni di trasporto delle polveri sahariane ha evidenti ricadute operative, come per esempio sull’adeguamento delle normative che regolamentano la qualità dell’aria.
Gli autori della ricerca sono: Giovanni Pitari, Glauco Di Genova, Eleonora Coppari, Natalia De Luca, Piero Di Carlo, Marco Iarlori e Vincenzo Rizi, del Dipartimento di Scienze Fisiche e Chimiche e del Centro di Eccellenza CETEMPS dell’Università degli Studi dell’Aquila.