Vasto. La scena si riempie con l’assieparsi delle voci, l’infittirsi e il sovrapporsi dei personaggi, elementi che Serena Di Gregorio sa condensare in un’unica rappresentazione. I gesti, lo sguardo tagliente, la parola esatta sono le cifre inconfondibili di Natalia Ginzburg che, ne “Le voci della sera”, usa sapientemente la sua capacità di raccontare cose più che pensieri.
Le storie dei vecchi, le novità dei pettegolezzi raccontati al focolare, i vizi e le delusioni amorose dei giovani sono parte di un raffinato intreccio polifonico in cui, alla ne, ciò che prevale, è il paesaggio interiore, il mutare delle stagioni e dei sentimenti. Il silenzio di Elsa fa da contraltare al ciarlare della madre, la sua presenza schiva si pone come testimone fedele di un Piemonte borghese polveroso e frivolo, fatto di convenzioni sociali che stringono i personaggi in quella ‘morsa di assurdità e di dolore’ che lo stesso Calvino aveva evidenziato. Restano del libro vincitore del premio Strega nel 1963, i figli di casa Ballotta, le bambine Bottiglia, i dialoghi asciutti di un ritratto familiare negli anni del fascismo.
In finale al Premio Scenario nel 2013 e vincitrice del festival Potenza Teatro nel 2014 con lo spettacolo “Cinque Agosto”, Serena Di Gregorio si divide in “Noi tre”, tra gli irresistibili personaggi femminili del romanzo della Ginzburg, donando freschezza preziosa ai loro tratti.