Il Carnevale di Venezia 2024, uno degli eventi più attesi del calendario, nonché uno dei Carnevali più ambiti del mondo, parlerà anche un po’ abruzzese e, in particolar modo, guardiese.
Di fatti, la Compagnia di Santo Macinello di Guardiagrele e Palena, composta dall’attore e regista Fabio Di Cocco, da Enza Paterra e Francesco Pulsinelli, membri del Comitato Europeo della rievocazione storica, saranno i partecipanti agli eventi del Carnevale Diffuso con uno spettacolo in anteprima nazionale ispirato al viaggio dell’esploratore veneziano Marco Polo.
“La principessa Dong, questo il titolo della pièce – ha poi commentato Di Cocco – narra in modo divertente la storia d’amore tra l’esploratore veneziano e la figlia dell’imperatore Kublai Khan”.
La principessa Dong, che è già stata protagonista la scorsa settimana durante gli eventi a Esedra Castello e San Cassiano, si potrà poi incontrare alla manifestazione in questo fine settimana, a San Giacomo dell’Orio e Santa Margherita.
Ricordiamo che la compagnia già nel recente passato era stata ospite sempre a Venezia con la maschera abruzzese Frappiglia, realizzata dopo un lavoro di ricerca di Di Cocco.
Il Carnevale di Venezia, un appuntamento imperdibile per febbraio
Ci sarà dunque anche un po’ di Abruzzo in quello che è uno dei Carnevali più antichi e ammirati del mondo, le cui origini vengono fatte risalire addirittura agli inizi dello scorso millennio (un documento del 1094 ne fa esplicito cenno, mentre un altro documento del 1296 lo calendarizza il giorno precedente la Quaresima).
Il Carnevale venne poi strutturato e inquadrato in maniera più ordinata nell’epoca della Serenissima quando, al pari di quanto avveniva nell’antica Roma, si desiderò concedere alla popolazione un periodo dedicato al divertimento e ai festeggiamenti, durante cui i veneziani e chi arrivava da fuori poteva girare la città e far festa con musiche e balli.
La presenza delle maschere, poi, aveva un ruolo ben chiaro: celando la propria identità si procedeva a livellare le divisioni sociali, accentuata poi dall’autorizzazione della pubblica derisione dei nobili. Concessioni che erano tollerate in questo particolare periodo dell’anno e che servivano a dare sfogo ai malumori e alle tensioni che potevano accumularsi all’interno della Repubblica di Venezia che, per la restante parte dell’anno, si caratterizzava per un forte rigore nell’ordine pubblico.