Ci sarà anche il nuovo ministro ai Beni e Attività Culturali, Massimo Bray che ha confermato la sua presenza per l’intera durata della manifestazione per ascoltare direttamente da L’Aquila l’appello per la rinascita della città. Un segnale davvero importante dopo anni di non-governo e malgoverno del patrimonio culturale italiano.
Se nell’Italia del 2013 c’è un fronte in cui lo scempio del paesaggio e la distruzione del patrimonio artistico si fondono in un unico micidiale attacco alle libertà fondamentali dei cittadini, quel fronte è l’Aquila. Finalmente, terminata l’orrenda esperienza del commissariamento, sono partiti i primi ventitré cantieri: ma chiese monumentali come il Duomo sono spesso ancora a cielo aperto, o sono protette da ridicoli teli, e dunque in preda alla pioggia e alla neve. E di questo passo ci vorranno oltre vent’anni per riavere l’Aquila “come prima”. Ma a quel punto senza i cittadini: con un’intera generazione di non-cittadini cresciuta nelle non-città che sono le new town. Il rischio è allora che qualcuno pensi di trasformare l’Aquila ricostruita in una specie di set cinematografico, o di disneyland antiquariale, fatto di facciate e gusci pseudo-antichi che ospitano servizi turistici in mano a potenti holdings economiche. Si tratterebbe, cioè, di fare all’Aquila in un colpo solo ciò che un lento processo sta facendo a Venezia o a Firenze: deportare i cittadini in periferie abbrutenti e mettere a reddito centri monumentali progressivamente falsificati. È per questo che gli storici dell’arte devono andare all’Aquila: per portare, attraverso i loro occhi allenati, nella coscienza intellettuale di tutta Italia che cosa è, veramente, la tragedia dell’Aquila; per avviare una vicinanza di tutta la comunità scientifica della storia dell’arte alla ricostruzione materiale dei monumenti, con tutti i problemi enormi che le sono collegati; per riscoprire la vera identità della loro missione professionale. Per comprendere, cioè, che la storia dell’arte non serve a intrattenere ricchi signori attraverso le mostre mondane della domenica pomeriggio, ma serve a restituire – attraverso la conoscenza – ai cittadini italiani l’arte e la storia delle loro città. All’Aquila il divorzio tra cittadini e monumenti è tragicamente evidente: ma questo è un destino che incombe su tutte le città d’arte italiane. Il 5 maggio gli storici dell’arte sono all’Aquila per affermare che non basta una ricostruzione materiale: è il tempo di una ricostruzione civile. Per l’Aquila, per l’Italia. Hanno aderito: associazione Amici dei Musei d’Abruzzo; rivista Mu6; associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli; Legambiente; Abruzzo Beni Culturali; Mica Aurea; Muspac – Museo Sperimentale d’Arte Contemporanea; Red de Patrimonio Velázquez; Sisca – Società Italiana di Storia della Critica d’Arte.