La degenerazione antropologica, la carenza di investimenti nel settore della cultura e della ricerca.
Sono questi i fattori principali che da alcuni anni stanno accentuando la fuga di migliaia di giovani dall’Italia, in cerca di opportunità di arricchimento dei propri bagagli culturali e di studi all’estero. Una nuova migrazione che si ripresenta dopo quella dell’immediato dopoguerra.
Giovani che prendono la valigia e che molto spesso non tornano più nel loro Paese. Se n’è parlato in occasione del primo dei due appuntamenti della XVI edizione della Settimana della Fratellanza, organizzata al Palazzo del Mare di Roseto dall’associazione Cerchi Concentrici. Tra i relatori il professor Fabrizio Fornari, sociologo del dipartimento di scienze giuridiche e sociali dell’Università di Chieti-Pescara.
“Esiste uno studio del Cnr che conferma la fuga dei cervelli”, ha sottolineato il docente, “La maggior parte delle persone non vuole poi rientrare più in Italia. Questo perché c’è una crisi antropologica che avvolge il nostro sistema Paese, sempre più impoverito, è uno dei fattori”.
E sono chiare anche le responsabilità del perché i giovani laureti fuggono. Intanto perché all’estero hanno la possibilità di completare meglio i loro studi. Ci sono poi gli aspetti legati alla classe dirigente.
“Le responsabilità sicuramente sono politiche”, ha aggiunto il professor Fornari, “perché molte cose a livello di investimenti avrebbero potuto essere fatte. E non c’è stata neppure una ridistribuzione della ricchezza. Prevale alla fine sempre il più forte”.
Analisi condivisa appieno anche dalla professoressa Carmelita Della Penna, docente di Storia Contemporanea dell’Università di Chieti-Pescara. Non solo i giovani in fuga ma anche i pensionati, un numero elevatissimo: 500mila che hanno scelto di vivere in Portogallo e Spagna.
“I giovani vanno fuori per cercare delle opportunità adeguate al loro livello di preparazione”, ha puntualizzato la professoressa Della Penna, “altro problema è quello delle persone anziane che abbandonano l’Italia. Questo perché la pensione, seppur ben guadagnata, qui non garantisce una vita dignitosa. All’estero, invece, la loro pensione ha un valore e quindi un potere d’acquisto quasi raddoppiato”.
Domani la giornata conclusiva della Settimana della Fratellanza con l’intervento di Farhad Bitani, scrittore afgano per affrontare l’altro delicato tema, quello dell’immigrazione di extracomunitari che sognano l’Italia e l’Europa.