“Al gruppo diretto dal maestro Mario Tenaglia – afferma il sindaco, Alessandro D’Alessandro – voglio rivolgere i complimenti e gli auguri dell’intera comunità per avere fatto conoscere il nome e la cultura di Orsogna in tutto il mondo. Ne è testimone la mostra, che racconta per immagini, costumi, trofei, documenti, articoli, video, una storia che è quella di noi tutti, delle nostre famiglie, dei momenti di gioia e di quelli meno allegri”.
Nelle stanze del Centro polivalente si possono infatti ammirare diverse “chicche” per gli appassionati, dal costume tradizionale orsognese usato dai componenti del Coro, agli strumenti che lo accompagnano, come la fisarmonica e la “du botte” (come viene chiamato il bandoneon), a uno stuolo impressionante di coppe targhe pergamene e altri riconoscimenti ottenuti in tutto il mondo – dagli Stati Uniti all’Argentina, dall’Ungheria al Portogallo a tante altre Nazioni europee e non – in novanta anni di attività.
Un racconto che parte dalla prima formazione diretta nel 1921 da Attilio Bartoletti, passando per i maestri Gino Di Nisio, Settimio Zimarino. Dopo la distruzione della Seconda guerra mondiale ci fu la rinascita con Gaetano Silveri, finché Mario Tenaglia prese in mano il Coro dal 1970, valorizzando le tecniche di esecuzione rispetto alla spontaneità canora e approfondendo la ricerca sulla musica “colta” accanto a quella popolare.
Il nome “La Figlia di Jorio” è ispirato al noto quadro del pittore Francesco Paolo Michetti, il quale ebbe per modella una graziosa contadina orsognese, Giuditta Saraceni (“Za’ Giuditte”), incontrata lungo il tratturo a nord del paese.