Pescara. “Non posso dimenticare, ma ho perdonato. Il perdono è una scelta e se non si perdona si vive nell’odio, che porta solo a violenza, guerra e distruzione”. E’ uno dei passaggi con cui Zijo Ribic, unico superstite del massacro di Scocic, in Bosnia, la notte del 12 luglio 1992, ha ricordato, a Pescara, i terribili momenti della strage. Lui, a 7 anni, fu l’unico superstite del suo villaggio: ferito, finì sotto ai cadaveri dei propri cari e riuscì a mettersi in salvo.
Ribic, che oggi ha 31 anni, ha partecipato alla conferenza stampa di presentazione della mostra “Sguardi di pace lungo la rotta Adriatica”, del convegno “La terra ci è data in prestito dai nostri figli” e delle iniziative che uniscono Comune di Pescara e Rete abruzzese di Adopt Srebrenica relativamente al progetto ‘Adopt Srebrenica’, a un anno del ventennale del genocidio nella dalla città bosniaca.
“Continuo la mia battaglia per ottenere verità e giustizia”, dice Zijo Ribic, riferendosi alla strage di Scocic, inizio delle violenze che culminarono, tre anni dopo, nell’eccidio di Srebrenica. “In primo grado gli autori del massacro sono stati condannati – riprende – complessivamente 72 anni di reclusione per sei persone, ma in appello sono stati assolti. Ho presentato un nuovo ricorso e a novembre ci sarà la sentenza definitiva. Continuo comunque a chiedermi perché in appello siano stati scagionati”.
La mostra fotografica di Luciano D’Angelo e Andrea Rizza, inaugurata oggi, sarà visitabile all’Aurum di Pescara fino al 27 ottobre. Nell’ambito del convegno “La terra ci è data in prestito dai nostri figli”, il 21, 22 e 23 ottobre, nella sala ‘D’Annunzio’ dell’Aurum, sono previsti una serie di incontri ed iniziative.
Alla conferenza di inaugurazione, oltre a Ribic, hanno preso parte, tra gli altri, il sindaco Marco Alessandrini, l’assessore alla Cooperazione Internazionale, Laura Di Pietro, e i rappresentanti di tutte le associazioni abruzzesi coinvolte dal 2007 nella rete di Adopt Srebrenica, tra cui Edvige Ricci, di Mila Donnambiente, capofila dell’iniziativa. Presente anche Nina Delalic, una giovane da poco laureata appartenente al gruppo numeroso della diaspora bosniaca in Italia, che ha raccontato la sua esperienza.
“Pescara continua ad adottare Srebrenica – ha detto Alessandrini – e lancia sguardi di pace lungo la rotta Adriatica. Sono passati 21 anni dall’eccidio ed è opportuno coltivare una memoria che riscatti”.