Tiaso, le opere di Nino Luca a Lanciano

Lanciano. “Tiaso” è il nome della personale di Nino Luca, “moderno alchimista dell’arte”, allestita dal 30 settembre al 30 ottobre 2016 nelle due sale dello spazio Pixie Art Life nel centro storico di Lanciano in via dei Funai 1. La mostra, organizzata e curata da Raffaella Tenaglia, con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Lanciano, si propone come momento di osservazione e riflessione sull’archetipo femminile, sui suoi possibili elementi simbolici e sullo spirito carismatico della donna nella società, attraverso l’immaginario plastico e primitivo dell’artista di origine messinese, lancianese d’adozione, Nino Luca.

“Tiaso” si ispira alla parola thìasos del vocabolario greco, intesa in senso ampio come associazione eterogenea di persone che volgono la propria attenzione al culto di qualcosa e alla cura di interessi comuni. Il Tìaso più famoso e affascinante che emerge nella storia della letteratura antica è quello femminile di Saffo, intorno al culto di Afrodite, per la formazione delle giovani ragazze da educare alle belle arti e alla vita domestica, da rendere donne, culturalmente e praticamente pronte ad affrontare il mondo degli adulti. Quindi, le opere qui selezionate di Nino Luca disegnano una sorta di Thìasos di opere d’arte che hanno o che lasciano un’impronta femminile, al centro del quale si riconosce l’idea concreta della donna-Amazzone, un’ancestrale e multiforme combattente, solitaria ma anche solidale con le altre Amazzoni, naturalmente protese a difesa degli equilibri e sviluppi della propria generazione, della casa, dei valori, dei propri progetti, della progenie, della comunità.

 “Tiaso” vuole essere tempio e un tempo di confronto, intuitivo e intellettivo, nella ricerca di percorsi di senso tra le opere che sembrano legati in un silente dialogo tra sorelle (soprattutto tra i dittici pittorici e le coppie di derivazione in cristallo e in bronzo). Dietro simboli incastonati e volti accennati, tra le pieghe imprevedibili delle fusioni, le combinazioni di vetri colorati e frammenti metallici, ossidazioni e stratificazioni delle materie scelte, anzi salvate dall’artista, emergono ineffabili, inascoltabili, misteriche, conversazioni attuali.

 “Tiaso” è occasione di stupore emotivo nella contemplazione dello spirito femminile della materia stessa di cui sono fatte le opere forgiate dalle mani di Nino: nell’intrinseca capacità del vetro o del bronzo di resistere al fuoco, plasmandosi in una nuova forma armonica ed espressiva; di essere resiliente nel tempo e nelle avversità, per rigenerarsi, ricrearsi, conferendo nuovo valore alla propria trasparente integrità, come agli elementi (vegetali e metallici) inclusi, difesi all’interno della dimensione magica dell’opera per conservarli in eterno.

 “Tiaso” rinvia, così, a una visione del mondo femminile, attingendo da questo preciso aggettivo la creatività generativa propria dell’umanità intera, o almeno della sua parte migliore, senza distinzioni di genere; la voglia di combattere per difendere e costruire; la capacità di prendersi cura di qualcosa o qualcuno. Tutto questo, e molto altro, è espresso simbolicamente dalle sculture di Nino Luca. Le Amazzoni modellate da Nino Luca con il cristallo, il bronzo ed altre materie ibride, sono spesso armate di lancia, non per aggredire chi contempla la loro grazia, bensì per mantenere l’equilibrio e per difendere il proprio territorio spirituale e reale. Sono esse stesse armature possenti e preziose, fragili e trasparenti come il vetro, taglienti come lame di bronzo. La selezione di opere in esposizione è una raccolta eterogenea di sculture e fusioni in vetro, ferro battuto, bronzo ed altri elementi della natura, realizzate in momenti differenti della carriera dell’artista. Come disposte in una spirale verticale, le sculture polimateriche di Nino Luca hanno la capacità di evocare l’archetipo primordiale femminino di donna, fautrice di generazione, creazione e aggregazione sociale. Affascinanti simboli e chiari dettagli femminili si ritrovano anche nelle piccole sculture, nei vassoi, nei piatti, lì dove affiorano elementi della natura perfettamente conservati per combustione all’interno degli strati fusi di vetro, utilizzato come se fosse ambra per i fossili paleozoici.

La mostra “Tiaso – Opere di Nino Luca” è anche un evento di beneficenza. Infatti, la metà del ricavato dalla vendita delle opere (entro il 30 ottobre 2016) sarà devoluta all’associazione no-profit LinfoVita Abruzzo, la quale si impegna da anni a migliorare la qualità della vita dei famigliari e dei malati di linfoma, attraverso attività e iniziative benefiche volte a favorire e sostenere l’armonia tra le persone (info http://www.linfovita.it).

 Biografia di Nino Luca. Nato a Messina nel 1952, Nino Luca si trasferisce a Torino, dove frequenta il liceo artistico e poi l’Accademia Albertina di Belle Arti, conseguendo nel 1976 il diploma di scultura. Avvia quindi un’incessante attività di ricerca e sperimentazione artistica, utilizzando i materiali più disparati e le tecniche più innovative, nell’intento di realizzare ogni possibile integrazione, se non fusione, tra pittura e scultura, in modo da conferire tridimensionalità al quadro ed effetti cromatici alla scultura. La cifra che più propriamente connota l’opera dell’artista è “il frammento”, che immediatamente rimanda alla fragilità e vulnerabilità di ogni esistenza umana e non. Frammenti sono i resti che sopravvivono ai disastri di ogni tempo: se da un lato alludono alla violenza che li ha prodotti, dall’altro si offrono allo sguardo sensibile dell’artista, perché possa immaginare e magicamente ricreare il mondo da cui provengono. Cocci di terracotta, schegge di vetro o legno, fili contorti di ferro o rame, sottratti ad inevitabile oblio e debitamente ricomposti, diventano nell’opera di Nino Luca malinconici e preziosi reperti di una civiltà contadina, ormai soppiantata da quella tecnologica dalla rapida omologazione socio-culturale, che la lucida intelligenza pasoliniana aveva chiaramente denunciato, quando nessuno ancora ne aveva avuto il minimo sentore. L’artista, sospeso tra memoria e immaginazione, opera una vera e propria rigenerazione semantica dello “scarto”, così da far riemergere inaspettatamente le potenzialità d’immagine latenti nel fantasma delle cose. A partire dagli anni ’90, l’artista si lascia sedurre dalla luminosa e trasparente bellezza di un materiale usuale, il vetro, liberandolo però dalle tradizionali forme di impiego per scoprirne l’alta valenza plastica ed espressiva. Attraverso la tecnica della vetrofusione Nino Luca crea sculture, racchiuse dentro un profilo metallico che ne esalta la forma; bassorilievi dalla superficie epidermica quasi graffiata, lacerata, ustionata; oggetti, volutamente di gusto arcaico, che assorbono la luce per farla rinascere attraverso il filtro di macchie, colature e pieghe. Moderno alchimista, Nino Luca riesce a manipolare con estrema maestria la materia vitrea, trasformandola in plasma liquido e denso di vitalità poetica.

 Pagina Facebook dell’artista: https://www.facebook.com/NinoLucaArt/

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