Mosciano. La sala consigliare di Mosciano Sant’Angelo è gremita per non dimenticare L’Aquila. All’evento organizzato dall’associazione La Locomotiva hanno partecipato Nicoletta Di Gregorio (Tracce edizioni), l’assessore alla cultura del Comune de L’Aquila e il giornalista Paolo Mastri. Il ricordo de L’Aquila e il desiderio di ricostruire una città, la sua storia, la sua società e la proprio cultura.
Nicoletta Di Gregorio ha cercato fin dai primi giorni del 6 aprile 2009 di coinvolgere poeti regionali e nazionali. Prima il sito con le poesie e poi le letture sotto la tendopoli accompagnata sempre dalla Pezzopane, come lei stessa ha dichiarato. Un breve saluto di un volontario, il sindaco, Orazio Di Marcello, che ha ricordato il dramma della figlia, una studentessa universitaria che viveva a meno di cento metri dalla casa dello studente, sotto la quale sono morti 8 ragazzi. A Mosciano si parla de L’Aquila e del terremoto perché è una questione regionale, anzi nazionale come dice la Pezzopane. L’assessore ha raccontato il dramma della sua terra in un lungo e commosso intervento. Ha parlato dei circa 1900 ragazzi in età scolastica che hanno annullato le iscrizioni agli istituti aquilani, lo sfruttamento della manodopera straniera nei 10mila cantieri del capoluogo, la mancanza di servizi e le difficoltà economiche. Critiche alla gestione della ricostruzione e al progetto C.A.S.E. Il dramma di una città, dove l’aumento di psicofarmaci acquistati è arrivato al 157%, così come cresce notevolmente l’alcoolismo. Nelle parole della Pezzopane, le difficoltà di un qualsiasi amministratore italiano (aquilano come veneto) impegnato nelle situazioni di emergenza. Dalle necessità di asili, servizi urbani e sanitari nei nuovi quartieri sorti a L’Aquila, alla difficoltà di far funzionare la macchina della ricostruzione che spesso si ferma di fronte a scelte cervellotiche, all’eccessiva burocrazia, oppure di fronte alla drammatica situazione economica. La Pezzopane è chiara per far ripartire L’Aquila come città ciò che è stato fatto finora non basta: occorre una legge sulla ricostruzione, la Zona Franca Urbana, la sospensione delle tasse come nelle altre zone colpite da gravi calamità naturali e una nuova concezione di ricostruzione che sia partecipata con gli amministratori locali e i cittadini (con maggiori incarichi affidati a ditte e ad aziende del posto), ma soprattutto sociale e culturale. Un ultimo appello al pubblico in sala e a tutta l’Italia una chiamata in realtà per partecipare alla manifestazione in programma domani a L’Aquila. È proprio il capoluogo abruzzese il protagonista, la scenografia e il tema dei due libri del giornalista Paolo Mastri. Una vicenda che ha vissuto da lontano, infatti lavora nella redazione pescare de Il Messagero, ma anche da molto vicino perché legatissimo alla sua città natale. Ha scritto questi due libri perché nel nostro paese c’è sempre bisogno di porsi delle domande. Così ha dichiarato il giornalista parlando di un paese, l’Italia, che presenta sempre una doppia natura così come nella Protezione Civile, nella ricostruzione aquilana. Mastri ha ricordato “gli allarmi inascoltati” prima del 6 aprile, i lavori e gli studi che consideravano L’Aquila a forte rischio sismico anche per le caratteristiche del terreno. La legge, però, considerava il rischio sismico a L’Aquila di serie B. Una scelta prettamente economica per non allontanare gli investimenti e le aziende dei quali il territorio aveva una grande necessità. Paolo Mastri ha anche ricordato la Commissione Grandi Rischi del 31 marzo che definì lo sciame sismico aquilano non preoccupante, per poi smentirsi il giorno dopo la terribile notte del 6 aprile (ndr, la prima udienza è prevista a dicembre). Nell’indagine del giornalista anche il progetto C.A.S.E. Ma sopratutto il suo progettista il presidente dell’Eucentre di Pavia Gian Michele Calvi, presente il 31 marzo a L’Aquila. Si ma dei suoi studi sulla vulnerabilità degli edifici costruiti negli anni 50′, 60′ e 70′ non ne fece mai menzione prima del terremoto. Calvi li svelò al quotidiano Il Giornale solo il pomeriggio del 6 aprile, quando dichiarò di non averli svelati per non distruggere il mercato edilizio. Ma il Progetto C.A.S.E. era già pronto prima del 6 aprile e doveva esser utilizzato già in Molise, ma poi la popolazione si oppose ed a L’Aquila ha trovato invece spazio per la necessità di dare al più presto un tetto al grande numero di persone sfollate in seguito al terremoto. Paolo Mastri in merito alla ricostruzione de L’Aquila riprende il concetti della doppia natura del paese. Una ricostruzione gestita come altri grandi eventi italiani dalla Protezione Civile in una situazione di “compressione di concorrenza e controlli” e in “una riserva giurisdizionale”. La ricostruzione aquilana, come la successiva trasformazione della Protezione Civile in spa, per il giornalista de Il Messagero ha rappresentato “un processo di trasformazione politica di uno stato democratico ad un sistema privatistico”. Per Mastri questo processo si è interrotto il 10 febbraio 2010 con lo scandalo G8 de La Maddalena, la scoperta degli sciacalli che il 6 aprile alle ore 3:32 rideva. Insomma L’Aquila non può essere considerato “un affare”, per Mastri l’Abruzzo non può permetterselo. Per questo nei suoi due libri e nel suo lavoro di cronista cerca di svelare quella doppia natura del nostro paese che potrebbe fare tanto male a L’Aquila e all’Abruzzo.